Onorato ai confederali dei Trasporti: “Non tutelate i marittimi italiani”

Dura replica di Vincenzo Onorato, patron di Moby e Tirrenia, ai sindacati Filt Cgil, Cisl e Uil Trasporti che lo scorso 31 maggio, in una nota stampa, avevano invitato lui e il presidente degli armatori ad “abbassare i toni e sotterrare l’ascia di guerra” a proposito della questione dell’imbarco dei marittimi italiani. Invito accompagnato all’accusa di usare “un tono troppo aggressivo”.

Dopo aver ricordato che per una legge del 1998 gli armatori italiani hanno la quasi totale esenzione dal pagare le tasse e che “Tanta generosità da parte dello Stato era e sarebbe dovuta all’impegno di imbarcare marittimi italiani”, Onorato fa notare che “Con gli anni, anche con specifici accordi sindacali, gli armatori hanno disatteso quest’impegno imbarcando al posto degli italiani, lavoratori extracomunitari a stipendi da fame. Il risultato è disoccupazione per la nostra gente con la beffa che gli armatori continuano a non pagare le tasse”.

“Mi si accusa”, scrive Onorato, ma “non  un cenno, neppure velato, alla prossima legge europea oggi alla Commissione della Camera: l’Italia estenderà le agevolazioni fiscali del Registro Internazionale Italiano anche alle compagnie che iscrivono le navi in altre bandiere dell’Unione Europea. Cosa vuol dire? Gli armatori italiani cambieranno bandiera, passando dall’italiana ad un’altra europea, conservando l’esenzione fiscale italiana e gli sgravi fiscali e contributivi per i marittimi. Liberi dalla bandiera italiana, potranno sbarcare quei pochi marittimi italiani che hanno ancora imbarcati e godere dell’immunitàm fiscale del nostro paese. Il danno e la beffa! Altro che difesa dell’occupazione! Altro che strategia occupazionale per i giovani! Il tutto poi a spese dello Stato Italiano e dei contribuenti italiani che pagano le tasse, anche a favore degli armatori italiani che non le pagano e non favoriscono l’occupazione”.

“E il Sindacato che fa? – prosegue Onorato – Mi chiede di abbassare i toni. Forse perché a toni alti, verrà fuori, prima o poi, che l’unico interlocutore avuto dai governi che si sono succeduti dal 1998 (anno di promulgazione della legge sul Registro Internazionale) ad oggi sono stati gli armatori con la loro Confitarma. I lavoratori sono stati abbandonati nelle mani dei padroni del mare. Ciò che delegittima il Sindacato, quel sindacato, ovvero la Triplice che auspica “toni bassi” sulla vicenda, è un accordo siglato l’11 febbraio del 2003 con cui la Confitarma, leggasi gli armatori, concede un versamento di 190 euro per marittimo imbarcato sia italiano–comunitario che extracomunitario proprio alla Triplice! Ma la Triplice non è italiana? Non dovrebbe difendere gli italiani? E allora perché percepisce soldi anche per i marittimi extracomunitari? A me, più che un conflitto di interessi, sembra una vera porcheria. Un tesoretto che vale per la Triplice una decina di milioni di euro e sui soldi evidentemente non sputano neppure i sindacati”.

“Oggi – conclude la nota – la nave sta rapidamente affondando, trascinando a fondo l’occupazione della nostra gente, per salvarla dobbiamo far approvare questa legge: navi con bandiera italiana in cabotaggio nazionale, a bordo imbarcati solo italiani – comunitari; navi con bandiera italiana in servizio internazionale, la tabella di sicurezza deve essere formata solo da marittimi italiani – comunitari. Solo con questi presupposti si potranno conservare i benefici fiscali del Registro Internazionale. Una legge, come potete vedere di quattro righe, che salverà migliaia di posti di lavoro e ne creerà altre migliaia, e che quando passerà al vaglio dell’Europa conserverà, anche per le altre bandiere europee, i requisiti per continuare a proteggere l’occupazione della nostra gente. È tempo di muoverci con determinazione e senza esitazione, chi non la pensa così è solo un nemico dei marittimi, un parolaio che non merita alcun rispetto ed è al soldo degli armatori cosiddetti italiani”.

 

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