L’Isola è terza in Italia per risorse investite nel sociale. Ma è solo 14sima per il welfare

La Sardegna si è classificata nel 2022 al quattordicesimo posto tra le regioni italiane per efficacia e capacità di risposta del sistema di welfare, prima tra le regioni del Sud e isole. Il dato emerge dalle classifiche del Welfare Italia index, strumento di monitoraggio che prende in considerazione gli ambiti di politiche sociali, sanità, previdenza e formazione e consente di identificare, a livello regionale, i punti di forza e le aree di criticità in cui è necessario intervenire, realizzato da Welfare, Italia, think tank nato su iniziativa di Unipol gruppo in collaborazione con The european house-Ambrosetti.

Con riferimento agli indicatori di spesa, la Sardegna ottiene un punteggio di 74,6 posizionandosi al terzo posto, mentre per gli indicatori strutturali si colloca al sedicesimo posto, con un punteggio pari a 50,9. Sempre per quanto riguarda gli indicatori di spesa, l’Isola è in terza posizione per interventi e servizi sociali (256 euro pro capite contro 152 euro della media nazionale), in quarta per beneficiari di sussidio di disoccupazione Naspi (6,9 per cento della popolazione tra i 15 e i 64 anni), e al quinto posto per spesa in reddito e pensione di cittadinanza (19,5 euro pro capite mensili nel 2022, a fronte di una media italiana di 12,7 euro).

Relativamente alla spesa media regionale per utente fruitore degli asili nido, la Sardegna si posiziona al diciottesimo posto con 5.568 euro per bambino frequentante e al sedicesimo posto per spesa previdenziale media su popolazione over 65 (942 euro contro una media italiana di 1.114 euro). Contestualmente, le risorse pubbliche allocate per consumi finali per istruzione e formazione hanno rappresentato il 4,5 per cento del Pil regionale (settima posizione). Tra gli indicatori strutturali la Sardegna si distingue per il decimo posto in due diversi parametri: i posti asilo nido autorizzati ogni 100 bambini tra 0 e 2 anni sono 29 (superiori alla media nazionale di 26) e il numero di alloggi popolari a livello regionale ogni 100mila abitanti è 23,2 in confronto alla media nazionale di 30,2.

Da evidenziare il cambio di passo sul fenomeno della dispersione scolastica, indicatore strutturale che nel 2021 collocava la Sardegna come ultima in classifica, oggi arriva ad un tasso del 27,2 per cento (media nazionale di 20,8 per cento), riposizionando la regione al diciassettesimo posto. Inoltre, in base all’indicatore che misura l’efficacia, l’efficienza e l’appropriatezza dell’offerta sanitaria, la regione si colloca al diciannovesimo posto e al quindicesimo posto per lo stato di salute della popolazione. In termini di mercato del lavoro, la Sardegna risulta diciassettesima in termini di tasso di disoccupazione della popolazione con più di 15 anni (13,8 per cento contro il 9,6 per cento della media italiana), mentre si classifica quindicesima per quota di giovani Neet tra i 15 e 34 anni che non studiano né lavorano, con una percentuale del 23,6 (media italiana del 21,8), comunque in calo rispetto al 30 per cento registrato nel 2021. Da segnalare infine l’ultimo posto che la Sardegna consegue nella graduatoria relativa al tasso di partecipazione alle forme pensionistiche complementari: soltanto il 25,6 per cento dei lavoratori sardi ha sottoscritto una forma previdenziale integrativa di secondo o terzo pilastro, dato inferiore a qualsiasi altra regione italiana, oltre 10 punti percentuali in meno della media italiana (37,5 per cento).

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