Le imprese sarde puntano verso il mercato digitale di prodotti e servizi on line. Nell’Isola sono 2.822 le aziende che operano in questo settore così come aumenta anche il numero di persone che fanno i loro acquisti su siti o piattaforme in rete. Degli imprenditori che si sono avvicinati alla ‘web economy’ 442 sono artigiani e, negli ultimi tre anni, il settore ha avuto un incremento di attività del 3,5 per cento. I numeri sono stati elaborati dall’Ufficio studi di Confartigianato, attraverso i dati di Unioncamere. Per quanto riguarda la suddivisione delle province, è quella di Oristano ad aver fatto registrare il maggiore incremento di attività con un più 8,4 per cento, seguita da Cagliari (3,5), Sassari (3,2) e Nuoro (1,2). Nonostante i segnali positivi, la Sardegna rimane molto al di sotto della crescita nazionale che ha fatto registrare un aumento di quasi il dieci per cento.
A frenare l’espansione di questo tipo di mercato è anche la scarsa digitalizzazione nel resto del tessuto produttivo. Più di due terzi delle aziende sarde, infatti, ha un livello insufficiente di conoscenza informatica. Al contrario, solo l’otto per cento applica una buona o ottima digitalizzazione dei processi produttivi e ricorre a tecnologie 4.0 nella gestione delle proprie attività.
Il 72,6 per cento delle piccole imprese sarde attive sull’e-commerce vende direttamente da proprio sito web e il 67,5 per cento vende attraverso marketplace (app e siti web di intermediari). Aumenta anche il numero degli utenti che utilizza la rete per effettuare acquisti online come abbigliamento, articoli per la casa, viaggi e trasporti, prodotti informatici e tecnologici, libri, giornali, film e
musica, alimentari e servizi di telecomunicazione.
Tutto questo conferma la Sardegna, quale terra fertile per lo sviluppo delle attività connesse al web e allo sviluppo della manifattura digitale anche se il settore si scontra con i problemi infrastrutturali comuni a tutto il Paese; “Quello della digitalizzazione delle imprese è un percorso ancora lento soprattutto per le realtà che negli anni hanno costruito solide reti commerciali “tradizionali” – spiega il presidente, Antonio Matzutzi – la trasformazione va gestita soprattutto durante il passaggio generazionale. Rimandare questo salto può significare restare fuori da opportunità di crescita”.
