La crescita della Sardegna legata al Pnrr: “Povertà e giovani le questioni più urgenti”

Povertà ed emigrazione giovanile sono le questioni più urgenti: per la crescita dell’Isola bisognerà puntare su politiche industriali, ridurre il divario di genere nel mondo del lavoro e far aumentare il numero dei laureati. Ma lo sviluppo economico, in Sardegna, sarà vincolato all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), per il quale si registra il forte ritardo dei Comuni nel mettere in campo i progetti. Sono queste le criticità che emergono dall’ultimo Rapporto Svimez 2023, presentato a Cagliari, nell’auditorium della Fondazione di Sardegna, dal presidente dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, Luca Bianchi.

Nel lungo rapporto Svimez, lo scenario nazionale nel periodo post covid è a confronto con quello regionale, dal quale emerge che la Sardegna aggancia la ripresa, ma senza l’aiuto dell’industria. E anche se la dinamica del Prodotto interno lordo italiano (nel biennio 2021-22) si è mostrata uniforme su base territoriale, dopo la flessione del 2020 (–9,4), la crescita cumulata 2021-22 dell’Isola si è attestata al 10,6%, con un dato leggermente inferiore rispetto al Centro nord (+11%).
A fare la differenza il settore dei servizi: l’Isola ha raggiunto il 78,5%, mentre quello delle costruzioni è arrivato al 15,2% (contro l’11,9% del Centro-Nord) grazie all’impatto espansivo del Superbonus 110%. Viceversa, il contributo dell’industria è stato particolarmente limitato: 6,3% rispetto a una media nazionale del 21,3%. Per quanto riguarda l’impatto inflazione del 2022, in Sardegna ha eroso il potere d’acquisto delle fasce più deboli della popolazione (3,4 punti del reddito disponibile), con una perdita maggiore del dato medio Sud (–2,9 punti) e quasi tripla rispetto al Centro-Nord (–1,2%).

In media, nei primi due trimestri 2021 e 2023, la ripresa dell’occupazione si è mostrata più accentuata nelle regioni meridionali: +383 mila occupati nel Mezzogiorno (+6,5%), +862 mila nel Centro-Nord (+5,3%). In Sardegna, la ripresa è stata più contenuta: +16 mila occupati rispetto al 2021 (+2,9%) con una perdita netta di 4 mila posti di lavoro nel settore del turismo (alloggio e ristorazione). Il settore turistico fatica a tornare ai livelli pre-Covid, con un numero di presenze turistiche nel 2022 di 3 punti inferiore al picco registrato nel 2019 (15,1 mln di turisti). In aumento la spesa turistica per un totale di 1,7 mld nel 2022 (+20% rispetto al 2019).

LO SVILUPPO ECONOMICO Lo sviluppo economico anche in Sardegna è vincolato all’attuazione del Pnrr e dipenderà dalla sua pronta ed efficace attuazione. La quota di progetti messi a bando dagli enti locali si ferma al 29,3% (31% nel Mezzogiorno e 60% nel Centro-Nord). Su un totale nazionale di 32,1 miliardi di euro dei fondi Pnrr, il valore complessivo dei progetti dei Comuni sardi ammonta a 1,05 miliardi. Debole la progettualità, ma più rapidi gli affidamenti: dei bandi pubblicati dai Comuni sardi, l’87% risultano affidati, una percentuale ben superiore alla media Sud (60,7%) e allineata ai valori del Centro-Nord (91%).

LO SPOPOLAMENTO Dal 2002 al 2021, hanno lasciato la Sardegna oltre 159mila persone. Al netto dei rientri, la Sardegna ha perso 81 mila residenti. Le migrazioni hanno interessato soprattutto i più giovani: tra il 2002 e il 2021 l’isola ha subìto un deflusso netto di 34.745 under 35, 1 su 3 laureato. Al 2080 si stima una perdita di circa la metà degli attuali residenti in Sardegna: da 1,5 milioni a 851 mila. Di queste, circa due terzi farebbe parte della popolazione non età da lavoro (0–14 anni e over 64): vale a dire che in media lavorerà un solo occupato per due residenti in età non attiva.

DONNE&LAVORO Riattivare il potenziamento dell’occupazione femminile nel Mezzogiorno è cruciale per contrastare il declino demografico. La Sardegna presenta un tasso di occupazione femminile (15-64 anni) pari al 47%, sensibilmente inferiore alla media europea (72,5%). La carenza di servizi di conciliazione tra lavoro e famiglia, specialmente per la prima infanzia, penalizza le donne nel mondo lavorativo. In Sardegna, il tasso di occupazione delle donne con figli di età compresa tra i 0 e i 5 anni è di 25 punti inferiore a quello delle donne single (50,4%).

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