In viaggio fra gli ulivi, alla scoperta della nuova frontiera del turismo esperienziale dell’olio

di Ilenia Mura

Non si corre più, meglio camminare. Il turista che spende, vuole portare a casa sensazioni. Ed è proprio questo tipo di turismo (esperienziale) che spinge gli imprenditori agricoli a crederci sempre di più. Sarà che il fatturato 2022 in Italia ha registrato 170 miliardi: «Che poi di turismo dell’olio si può campare», sostiene convintamente l’imprenditrice 41enne di Jerzu, Giulia Mura, alla guida delle tenute Pelau a Cardedu: «Sono nata in una zona della Sardegna che prende il nome dagli olivastri, e io sul mio olio sto investendo tutto. Produco, sì, ma ho imparato a diversificare puntando anche sulla cosmesi». Gli olivicoltori raccontano che quella del 2023 sarà un’annata media, con una produzione inferiore del 30 per cento. «Ecco perché quando ho capito che la mia cultivar non reggeva le variazioni climatiche, ho cominciato ad aprire il nostro frantoio da aprile a novembre: ormai da tre anni – racconta Mura – arrivano turisti da tutto il mondo».

Francesi, tedeschi, austriaci, svizzeri e americani: non è raro vederli atterrare col piper sulla pista a 15 chilometri di distanza dell’aeroporto di Tortolì. E lei che dell’olio ne ha fatto una ragione di vita – ha conquistato pure l’Oscar green 2020 per l’azienda innovativa – prega e lavora ogni giorno, trasformando le sue olive ogliastrine, ricche di polifenoli, in pane quotidiano da dare in pasto a quel turismo di nicchia meno avvezzo a spiagge, snorkeling, tintarella di lusso, ma piuttosto incline ai piaceri del gusto.

Perchè poi una buona fetta di viaggiatori ama volgere lo sguardo verso sconfinati campi, pervasi dai sentori di macchia mediterranea e profumo intenso di bionde ginestre, apprezzando antichi sapori nostrani: in giro per masserie, vigne, piccoli borghi arrampicati sulle dolci colline italiane. La formula, in Sardegna, è quella del tour fra ulivi che danzano col maestrale: «Bisogna raccontare la nostra terra, le varietà delle piante di ulivi da territorio a territorio (le nostre cultivar), portarli a vedere raccolto, frangitura, produzione. Far assaggiare oli diversi, abbinarli a cibi diversi». E dunque, spiega Mura: «Se oggi il prezzo è di 20 euro al litro lo dobbiamo all’olioturismo». L’obiettivo del Movimento turismo dell’olio «è quello di diffondere la conoscenza del prodotto, migliorare le strategie di comunicazione anche attraverso corsi di inglese commerciale, marketing, gestione dei social network, incentivare ovviamente lo sviluppo del turismo dell’olio strutturando con le aziende esperienze uniche per i visitatori. Infine bisogna diversificare i format di ospitalità per giornalisti, buyer e turisti», chiosa Mura, anche delegata regionale delle “Donne dell’olio”.

Turismo esperienziale: quanto meglio si sarà trovato il visitatore, più ricche saranno state le sue esperienze e più ne parlerà ad amici, parenti, il vicino del pianerottolo del palazzo. Così – è il sogno che sempre più prende forma fra i protagonisti del settore – si dà linfa a quel potenziale brand Sardegna, cui già stanno lavorando gli stati generali del turismo regionale. Insomma, un volano per l’export sardo. Il cosiddetto effetto “Country of origin”, ossia quel fenomeno per il quale l’esperienza vissuta influenza le esportazioni del Made in Italy, indirizzando le scelte d’acquisto dei visitatori una volta tornati a casa.
Per il presidente dell’Organizzazione di produttori olivicola della Sardegna (Apos), l’algherese 43enne Antonello Fois «la promozione dell’olio di qualità contribuirebbe a preservare la tradizione, alla promozione del branding e alla crescita del settore turistico della nostra Isola». Olioturismo come l’enoturismo: «I visitatori toccano con mano le fasi della produzione dell’olio d’oliva, scoprono le caratteristiche delle cultivar sarde, ma soprattutto entrano in contatto con la storia e i protagonisti delle nostre piccole aziende».

Quella della famiglia Fois, per esempio, va avanti da quattro generazioni: «Nasciamo a fine 1700 come attività agricola di famiglia, e nel succedersi delle generazioni è avvenuta quella specializzazione olivicolo olearia che ha visto in nostro padre Giuseppe la figura chiave. Io e mio fratello Alessandro dobbiamo tutto alla sua visione moderna nell’attivare sistemi di produzione applicati ai nostri olivi secolari. Così siamo diventati una realtà di produzione olivicolo olearia di riferimento». Che quest’anno ha avuto il riconoscimento di Gambero Rosso come “Azienda dell’anno” per il 2023: «Lo dedichiamo ai nostri collaboratori, la nostra famiglia allargata».
Col fiato sospeso ci sono circa mille soci Apos rappresentativi delle più importanti realtà produttive del territorio regionale suddivise tra aziende agricole e di trasformazione e commercializzazione: «La produzione totale 2022 è stata di 4.226 quintali d’olio per una superficie di duemila ettari, in prevalenza cultivar Bosana, che ha reso circa 1.600 quintali d’olio», precisa Fois. La produzione di quest’anno – secondo gli esperti del settore – appare molto complessa: «Il clima primaverile caratterizzato da caldo umido ha causato problemi di fecondazione e caduta delle olive – sottolinea ancora il presidente di Apos. Si sono poi verificati fenomeni di marcescenza delle mignole, soprattutto nelle zone meno ventilate a causa delle abbondanti piogge. Le alte temperature registrate durante l’estate e la persistente siccità fino a novembre hanno infine inflitto un ulteriore colpo di grazia».

Come uscirne? «Nonostante l’eccellenza del nostro olio e il carattere di multifunzionalità della olivicoltura italiana, un patrimonio ambientale, paesaggistico e storico, unico nel suo genere, il settore si trova in forte ritardo rispetto alla concorrenza e ha bisogno di essere rilanciato attraverso rinnovamento, innovazione e ampliamento delle produzioni, con un approccio che tenga in giusto conto la variegata realtà olivicola italiana – aggiunge Fois – ci vorrebbero interventi settoriali per il rafforzamento delle Op, finanziamenti Pnrr per l’ammodernamento dei frantoi, ma anche più sviluppo rurale».

Viaggio nell’olio, la nuova frontiera del turismo esperienziale alla scoperta dei frantoi: l’articolo completo in edicola sullo speciale dicembre 2023 di Sardinia Post Magazine

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