Imprese artigiane, è crisi nera: in un anno chiuse tremila aziende sarde

Un’ecatombe nel panorama economico sardo: nell’ultimo anno sono più di tremila le imprese artigiane che hanno chiuso i battenti. Un pessimo risultato, ancora peggiore rispetto ai dati già critici del 2012. Il periodo nero per la già martoriata economia sarda pare non avere fine.

A tracciare il quadro della situazione in cui versano gli imprenditori artigiani sardi è il rapporto Movimprese di UnionCamereNatalità e mortalità delle Imprese nel 2013“: dati impietosi per le province sarde all’ultimo posto nella classifica nazionale. Secondo il rapporto, più di tre aziende sarde su cento hanno cessato l’attività nel corso dell’anno appena trascorso, contro una media italiana di una su cento.

“E’ una situazione devastata e devastante – afferma Luca Murgianu, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – peggiore anche del 2012 che, almeno qui nell’Isola, non pare vedere la fine”. “Le imprese artigiane – continua – ormai sono carne da macello per una pubblica amministrazione insolvente, per una burocrazia devastante, per le tasse tentacolari e per una politica impalpabile e insensibile. Questi numeri, rappresentano il fallimento di un “sistema Sardegna” che negli anni è peggiorato e non ha dato scampo a migliaia di attività produttive e a decine di migliaia di persone che vi lavorano”.

Nella classifica nazionale di Movimprese le province sarde occupano le ultime posizioni: peggio di tutte Nuoro, al 102esimo posto su 105, che nell’ultimo anno ha visto chiudere ben 291 aziende (quasi il 4 % del tessuto artigiano) seguita da Oristano, al 100esimo posto con 130 imprese in meno, Sassari con -3% e Cagliari dove sono scomparse 447 aziende.

“Se questo è il segnale che arriva dal 2013 – riprende Murgianu – per il 2014 non ci aspettiamo nulla di nuovo. Anche perché non c’è impresa
che non abbia visto intaccata la propria solidità: questo non da ora, dai decenni passati. Alcuni indicatori parlano di una “ripresina” ovvero di una crescita dello 0,01% ma questo, ovviamente, non potrà bastare a vedere un ennesimo segno “meno” nelle statistiche future”.

“La politica, sia quella nazionale e che regionale, – prosegue il Presidente di Confartigianato – avrà il compito durissimo, e che dovrà essere formidabile, di ricreare un contesto favorevole alle attività produttive, senza il quale l’inversione di tendenza sarà ardua”.

“E’ assolutamente indispensabile – continua – intervenire drasticamente sul taglio della burocrazia, applicare le norme velocizzare i pagamenti della pubblica amministrazione attuando le leggi già esistenti, potenziare gli strumenti sulla “fiscalità di vantaggio”, coinvolgere e ascoltare le imprese e dire basta ai provvedimenti tampone e non strutturali”.

Poi Murgianu punta il dito sul Governo Nazionale. “La politica nazionale continua a schiaffeggiare le imprese; è quello che accade anche adesso per esempio con i carrozzieri, che hanno iniziato l’ennesima vertenza con lo Stato a tutela degli interessi del consumatore, della sicurezza stradale e sui luoghi di lavoro, e a salvaguardia di una categoria che in Sardegna vede attive oltre 1.200 imprese, che danno lavoro, tra diretti e indotto, a oltre 7.000
addetti. Bene: per la politica sono diventati invisibili: questa è una cosa gravissima”.

Murgianu annuncia anche una grande manifestazione a Roma il prossimo 18 febbraio, insieme a Rete Imprese Italia, per chiedere al Governo un deciso cambio di rotta. “Il mondo dell’impresa diffusa, dell’artigianato e del terziario di mercato – conclude Murgianu – rappresenta il tessuto produttivo dell’Italia. Dal futuro di questo sistema di imprese dipende il futuro del Paese. Per questo, le imprese vogliono esprimere il profondo disagio per le condizioni di pesante incertezza in cui sono costrette ad operare ma anche avanzare concrete proposte di rapida attuazione che possano evitare il declino economico e ripristinare un clima più positivo e di maggior fiducia nel futuro”.

Francesca Mulas

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