Il mercato sardo strizza l’occhio al mondo arabo alla Borsa Imprese

Circa 1000 presenze, 150 aziende partecipanti, delle quali circa 100 hanno preso parte agli incontri d’affari con le aziende estere provenienti da Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar, Iran, Egitto, Libano, Marocco e Algeria. Sono questi i primi numeri della seconda edizione della Borsa internazionale delle Imprese Italo Arabe che si è svolta il 26 e 27 febbraio a Cagliari. Un’edizione che ha visto l’avvio di importanti trattative nell’agroalimentare (specie nel settore lattiero caseario, con interessanti prospettive di esportazione dei formaggi sardi in alcuni paesi arabi) e nell’edilizia, con la produzione di marmi e graniti che ha attirato l’attenzione degli investitori stranieri presenti in Italia. E ancora la firma di un importante protocollo di intesa tra la Camera di Commercio Italo Araba e Unioncamere Sardegna, numerose visite nelle aziende sarde e programmazione di missioni imprenditoriali all’estero per promuovere prodotti, servizi e conoscenza della Sardegna nel mondo arabo.

Tutto in prospettiva della grande stagione dell’internazionalizzazione del sistema produttivo isolano, con la partecipazione ai bandi che la Regione Autonoma della Sardegna si accinge a pubblicare a favore delle reti di imprese e delle società che operano nei settori dell’agroalimentare, innovazione e alta tecnologia, energia, costruzioni, mobilità, design. L’internazionalizzazione è stata infatti inserita nella Strategia 2 del Programma Regionale di Sviluppo 2014 -2019.

In vista di questi importanti obiettivi, la Camera di Commercio Italo Araba ha attivato uno sportello industrializzazione per fornire consulenza a tutte quelle aziende che sono interessate a partecipare ai bandi e a puntare sui mercati arabi, con una serie di indicazioni e percorsi personalizzati per chi intende dare una veste internazionale alla propria società. E per chi vorrà, sarà possibile anche ottenere, grazie a un accordo con gli enti internazionali, la certificazione Halal dei propri prodotti (in primis quelli alimentari), uno strumento che consentirà alle imprese sarde di penetrare più facilmente nel mondo islamico.

 

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