I sardi promuovono gli acquisti online, ma il commercio tradizionale arranca

I sardi promuovono gli acquisti online e aumentano sempre di più le persone che scelgono la rete per comprare beni e servizi. Lo conferma un’analisi di Confartigianato imprese Sardegna.

“Il 40,5% dei sardi, ben 648mila persone, ha effettuato acquisti online negli ultimi
tre mesi mentre il 34,6%, ovvero 552mila abitanti, non ha mai comprato alcun bene o
servizio sul web nell’ultimo anno – spiegano da Confartigianato – . Solo 5 anni fa, nel 2018, erano 285mila gli isolani che acquistavano sul web, equivalente a 363mila utenti in più”.

i numeri posizionano l’Isola a metà della classifica nazionale sull’uso di Internet per fare acquisti. In Lombardia si arriva a quasi 5 milioni di persone che comprano online, il Veneto supera i due milioni, il Lazio i due milioni e mezzo.

“Il covid ha fatto letteralmente esplodere gli acquisti sul web anche da noi – commenta Maria Amelia Lai, presidente di Confartigianato imprese Sardegna – è, infatti, crescente la quantità dei sardi che effettua acquisti online e allo stesso modo è in salita il numero gli artigiani che comincia a offrire i propri beni e servizi sul web”.

Secondo la presidente “anche le piccole aziende cominciano a vendere di tutto. Parliamo, per esempio, dei manufatti tipici e tradizionali, venduti sulle più importanti piattaforme di commercio, oppure dei prodotti agroalimentari che, attraverso dei piccoli portali, raggiungono qualunque tavola del mondo, oppure ancora i servizi che le imprese digitali offrono a migliaia di clienti in ogni angolo del nostro pianeta”.

Ma c’è anche un lato negativo: “Purtroppo – rimarca la presidente – ci sono tante piccole attività, quelle che troviamo sotto casa, che si trovano ad affrontare momenti estremamente difficili. Per questo continuiamo a ribadire come per le aziende sia fondamentale la presenza sul web: l’innovazione è una delle ricette vincenti per superare la difficile congiuntura. Gli artigiani hanno tanto da offrire in termini di qualità e di unicità dei prodotti e non devono limitarsi all’utenza locale: grazie al web i potenziali acquirenti sono moltissimi”.

Dall’analisi emerge come i sardi per il 62% comprino abbigliamento e scarpe, per il 28% articoli per la casa, per il 23% pc e cellulari, per il 22% film, per il 21% libri, riviste e giornali cartacei, per il 20% cosmetici, per il 18% articoli sportivi, per il 17% pasti e cibo dalle rivendite di prossimità, per il 16% farmaci, per il 15% abbonamenti internet, per il 14% giocatoli e articoli per l’infanzia, per il 13% musica, per il 12% biglietti per i concerti, per il 9% tv, stereo e macchine fotografiche, per l’8% articoli per la pulizia della casa, per il 7% software, sempre per il 7% cibo e prodotti alimentari pronti con consegna a domicilio, 6% giochi online e 5% ebook e giornali on line.

L’analisi sulla Sardegna evidenzia come se da una parte il vincitore è il web, dall’altra il commercio tradizionale fatica. Nell’e-commerce, le vendite sono cresciute dell’25% in 5 anni. Al contrario, il valore delle vendite al dettaglio ristagna, con una variazione del -0,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con la tenuta della grande distribuzione (+0,8%) e il calo delle vendite delle imprese operanti su piccole superfici (-1,6%).

Secondo l’analisi di Confartigianato nonostante i buoni numeri, tra le imprese è ancora bassa propensione a effettuare vendite mediante il commercio elettronico. Tra le criticità segnalate tra quelle che vendono online, il 20,2% denuncia i costi connessi all’avvio dell’e-commerce superiori ai benefici attesi. Inoltre, in un caso su dieci, pesano la logistica (10,8%), il quadro legislativo di riferimento (10,3%) e i problemi dei pagamenti online (9,1%). Le imprese che non hanno effettuato vendite via web nel corso dell’anno precedente – oltre a indicare l’inadeguatezza dei propri beni alla vendita via web (53,2%) – segnalano un ventaglio ampio di criticità: la logistica (trasporto, spedizione e consegna delle merci vendute via web) nel 29,4% dei casi, il rapporto costi/benefici nel 27,4%, i problemi relativi ai pagamenti online nel 21,9% dei casi, la sicurezza informatica e la protezione dei dati nel 18,5% dei casi e il quadro legislativo di riferimento nel 17,9% dei casi.

“Certamente, con la vendita on line, ci sono anche tanti problemi da risolvere –
conclude Maria Amelia Lai – parliamo, in particolare, del crescente peso assunto dalle megapiattaforme estere di intermediazione di beni e servizi, che necessitano, sempre di più di interventi sulla web tax, in relazione agli squilibri tra ricavi e prelievo fiscale”.

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