Edilizia: settore sempre in crisi, 340 chiusure in un anno

Le imprese delle costruzioni della Sardegna non vedono ancora la ripresa. Fra il 2016 e il 2017 il settore (edilizia, impiantistica, installazione, progettazione e servizi connessi), ha perso lo 0,9% del totale delle aziende registrate, calo che tra le realtà artigiane è arrivato al 2,5% (341 realtà in meno). Situazione che si è letteralmente abbattuta sugli addetti scesi a 36.967 nel primo trimestre di quest’anno contro i 44.734 dello stesso periodo del 2012 registrando, così, un saldo percentuale negativo del 17,4% e una perdita secca di 7.767 buste paga. In calo anche il valore aggiunto del settore passato da 2,351 miliardi di euro del 2007, a 1,684 mld del 2014 fino a 1,456 mld del 2015 (ultimo dato utile disponibile), mentre sono in aumento le compravendite. Sono i numeri del dossier sull’Edilizia realizzato dall’Osservatorio per le Pmi di Confartigianato Imprese Sardegna, su fonte Istat e UnionCamere.

“Tutto questo accade mentre il 17% delle case sarde versa in pessime condizioni, contro una media italiana del 16,8%, e non dimenticando che il 63% delle abitazioni dell’Isola è stato realizzato prima del 1981. Ancora una volta i dati mettono in luce il ritardo delle costruzioni sarde nell’uscita dalla crisi – dice Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Edilizia – e l’incertezza normativa non fa altro che rallentare la ripresa di un settore costantemente in balìa della ‘libera interpretazione delle leggi’ e di attacchi, il più delle volte, gratuiti e ingiustificati”. “Siamo alla vigilia di scelte che, a distanza di 30 anni dall’ultima legge Urbanistica, rappresenteranno un’importante sfida per il futuro dell’Isola, e che, in ogni caso, metteranno il comparto delle costruzioni al centro di un generale processo di revisione del sistema costruttivo – ha precisato, fra l’altro, Meloni -. Crediamo che questa Legge possa essere un valido strumento per la pianificazione dell’intero territorio regionale per dare la possibilità a chi intende investire, di farlo in un quadro normativo chiaro e stabile e non soggetto alle mutazioni dello scenario politico”.

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