Calano le imprese giovanili: la Sardegna in tre anni ne ha perse il 7,3%

Giovani italiani sempre meno imprenditori. Le imprese giovanili (ossia le aziende con la maggioranza dei titolari o soci con meno di 35 anni) rilevate da Infocamere-Unioncamere sono 522.088 al 31 dicembre 2022, con riduzioni rilevanti rispetto agli anni precedenti: meno 15mila 829 sul 2021, pari al meno 3,4 per cento e ben meno 38mila 793 sul 2019 che equivalgono al meno 9,9). Emerge da un’indagine svolta dalla Camera di commercio dell’Umbria, sempre su dati Infocamere-Unioncamere, su tutte le regioni italiane. La Sardegna registra rispetto al 2019 una riduzione delle imprese giovanili del 7,3 per cento, restando in linea con tantissime altre regioni del Mezzogiorno come la Puglia che detiene lo stesso numero percentuale dell’Isola, Basilicata -8,5%, Campania -9,2%, Abruzzo -11%, Sicilia -11,8%, Calabria -13%, Molise -16,5%.

Rispetto al 2019, con il segno ‘più’ solo il Trentino Alto Adige. Di seguito, Emilia Romagna -1,5%, Piemonte -1,5%, Friuli Venezia Giulia -1,7%, Lombardia -2%, Veneto -3,1%, Liguria -4,7%, Valle d’Aosta-5,5%), mentre sia le regioni del Centro (Toscana -9%, Umbria -10,2%, Lazio -10,3%, Marche -14,3%) sia quelle del Mezzogiorno mostrano cali molto consistenti.

Nel 2019 era “giovanile” il 9,2% delle imprese, con cali anno dopo anno che, al 31 dicembre 2022, fotografano una situazione di 8,7% sul totale. In testa, nonostante i cali più marcati, restano le regioni del Mezzogiorno (le prime cinque posizioni vedono Campania (11,3% di imprese giovanili sul totale), Calabria (11%), Sicilia (10,1%), Puglia (9,9%), Basilicata (9,5%). In coda, le regioni con meno spinta sull’imprenditoria giovanile sono Marche (7,1%), Emilia Romagna (7,1%), Friuli Venezia Giulia (7,3%), Veneto (7,3%) e Umbria (7,3%).

Nelle imprese giovanili prevalgono di gran lunga le ditte individuali e oltre il 25% opera nel commercio, il 12% nelle costruzioni, l’11% nella ristorazione e il 10% nell’agricoltura e così via. E proprio il commercio tra il 2011 e il 2020 ha registrato uno dei cali più significativi nel numero di imprese under 35 (-25%) anche perché, rilevano gli esperti, si tratta di un settore in cui le aggregazioni e la presenza di piattaforme globali hanno creato vantaggi competitivi spesso insuperabili per un giovane che entra nel mercato. Quanto ai motivi di questa situazione – spiega l’ente camerale umbro – oltre all’andamento demografico negativo, sui dati 2022 hanno inciso i maxi rincari, a cominciare da quelli energetici, e un ruolo ce l’hanno anche la quantità e la qualità degli incentivi messi in campo.

[Foto d’archivio]

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