“Rimarremo al porto di Cagliari per almeno 3 giorni, poi la protesta si estenderà anche a Oristano, Sassari e Nuoro in base a come andrà a livello nazionale”. Così Roberto Congia, fra i portavoce della manifestazione di questa mattina – organizzata da Riscatto agricolo e Movimento pastori – che ha visto arrivare a Cagliari “un migliaio di manifestanti” – ha detto Congia – con “50 trattori”. La protesta di agricoltori e pastori contro le politiche della Ue potrebbe dunque andare avanti toccando le altre città della Sardegna, in attesa di eventuali sviluppi.
Allevatori e contadini spiegano di essere intenzionati a rimanere almeno cinque giorni a Cagliari, fino a quando non arriverà qualche segnale positivo sulle istanze da loro sollevate. L’obiettivo della protesta è quello di fare in modo che le politiche di Bruxelles tengano conto delle esigenze peculiari dell’Isola. Tra i manifestanti, il Movimento pastori sardi e un comitato chiamato Riscatto agricolo. “Ridateci il nostro futuro”, dice un cartello. E un trattore porta una bara a simboleggiare la morte dell’agricoltura in Sardegna.
Domani una delegazione sarà da Argea, agenzia per la gestione e l’erogazione degli aiuti in agricoltura, e Laore, l’Agenzia per l’attuazione dei programmi regionali in campo agricolo e per lo sviluppo rurale, per fare il punto sulle pratiche e sugli aiuti in arrivo per le campagne sarde. Il presidio davanti all’ingresso del porto sarà anche notturno: prevista la sistemazione di alcune tende che ospiteranno i manifestanti.
Nel frattempo continueranno i blocchi a intermittenza delle merci in entrata e in uscita dallo scalo del capoluogo. “Non ci interessa parlare con i politici sardi – spiega Roberto Congia -avrebbero dovuto già fare qualcosa in questi cinque anni. Ci interessa dialogare per fare sbloccare la situazione con le istituzioni nazionali ed europee”. La protesta è nata sulla scia di altre analoghe in giro per l’Europa, contro le politiche dell’Ue sulle produzioni nelle campagne agricole. La mobilitazione prende di mira le proposte che arrivano da Bruxelles: secondo loro “imporranno vincoli e limiti alle nostre produzioni, appiattendo le eccellenze della Sardegna, uniche al mondo. Le battaglie partono da lontano, grazie ai pastori che sollevarono il caso”.