Vent’anni senza la poesia di De André. Carloforte prepara ‘La Stanza di Faber’

Stroncato da un male incurabile, la notte dell’11 gennaio 1999, a 58 anni, moriva Fabrizio De André, il più grande poeta della canzone italiana. Un vuoto immenso quello che l’artista ha lasciato non solo nella scena artistica nazionale, ma anche nella “coscienza collettiva del Paese” come sottolineato tempo fa dal critico musicale Gino Castaldo. Un vuoto che, domani sera, come succede da diversi anni per celebrare la ricorrenza, in tanti cercheranno di colmare con una serie di appuntamenti in scena in tutta Italia: da Milano a Torino, passando per Novara, Roma, Cagliari e Carloforte. Nelle piazze di alcune di queste città andranno in scena le Cantate Anarchiche, momenti musicali notturni dove si potrà suonare e interpretare le canzoni e le poesie più belle di Faber, come scherzosamente lo chiamava Paolo Villaggio; mentre a Genova, la sua città d’origine, per celebrarlo si è pensato a una lunga giornata a Palazzo Ducale, un viaggio nella storia e nella musica di Fabrizio e nella memoria di tutti coloro che lo hanno amato. A ricordarlo, nella sua unica uscita pubblica di questo 11 gennaio, la famiglia De André e gli amici di una vita: il cantautore Gino Paoli, l’attore Neri Marcoré, il conduttore tv Fabio Fazio e il musicista Mauro Pagani.

In Sardegna, in attesa della festa in musica a cui Dori Ghezzi e Paolo Fresu stanno pensando in occasione della prossima edizione del festival Time in Jazz, un appuntamento speciale è previsto al cinema Odissea di Cagliari: con inizio alle 21.30 e ingresso gratuito fino a esaurimento posti, verrà proiettato Faber in Sardegna il documentario diretto nel 2015 da Gianfranco Cabiddu (presente in sala assieme ad Elena Ledda) che racconta il rapporto tra De André, l’Isola e l’Agnata, il suo buen retiro tra i boschi di Tempio Pausania. Anche a Carloforte, luogo molto amato da Fabrizio e sede del festival di musica per cinema Creuza de Mà, sarà ricordato in modo originale. A partire dalle 19, la Luc (Libera Università di Carloforte) assieme all’associazione UPaize e col Patrocinio della Fondazione De André e del Comune organizza una serata concerto in cui, oltre alla musica dal vivo e una mostra di vinili originali dell’artista, sarà presentato l’ultimo volume del fotografo Guido Harari, una raccolta di oltre trecento immagini per raccontare vent’anni di viaggi e momenti straordinari rimasti scolpiti nella mente di chi lo ha amato (Sguardi Randagi, edizioni Rizzoli). A Carloforte, De André studiò le composizioni per l’album Creuza de Mà, l’album in dialetto genovese simbolo di ogni città malinconica, plurale, etnica del Mediterraneo, portando avanti una ricerca sulle radici della lingua che è poi diventata, grazie anche all’apporto del musicista Mauro Pagani, una profonda ricerca sulle sonorità. Un legame talmente profondo quello dell’artista col territorio carlofortino, che ha portato un gruppo di associazioni e appassionati di musica ad elaborare il progetto La Stanza di Faber. Un luogo simbolo dedicato all’artista che non solo metta a disposizione libri, dischi, fotografie, video, memorabilia sui soggiorni di Fabrizio nell’isola di San Pietro, ma capace di accogliere e diventare un punto di riferimento, con scambi e residenze artistico-culturali per artisti, poeti e viaggiatori.

Quello di De André con la Sardegna è un rapporto antico, che risale agli inizi degli anni Settanta, quando in viaggio con Dori Ghezzi, restò letteralmente folgorato dai boschi di ulivi e ginepri della Gallura. Un amore a prima vista per una terra che poteva essere dolcissima e amara, morbida e aspra, come la sua musica: “Una terra – scrisse in uno dei suoi tanti diari che amava scrivere – in cui gli opposti convivevano meravigliosamente, in cui l’autentico non aveva bisogno di aggettivi”. Era il 1979 quando, acquistata una tenuta di 150 ettari tra Tempio e Oschiri, decise di lasciare Genova e piantare le sue radici a L’Agnata. C’erano il bosco, il pascolo e un vecchio casale di pastori. Faber e Dori ne fecero la loro prima residenza, suggellando un amore per l’Isola che avrebbe davvero resistito a tutto, anche al loro lungo sequestro durato dal 27 agosto fino al 22 dicembre del 1979.  Quella storia d’amore, a tratti drammatica, è ben descritta da Dori nell’autobiografia Io, lui, noi uscita per Einaudi lo scorso anno e scritta assieme a Giordano Meacci e Francesca Serafini, gli sceneggiatori della miniserie De André, Principe libero andata in onda nel febbraio scorso su Rai Uno. Un libro a tre voci, con tanti flash in ordine sparso, dalla guerra, al sequestro, agli affetti e in cui Dori, per la prima volta, racconta in prima persona il carattere, le malinconie, i pensieri di quel genio musicale straordinario. “Fabrizio aveva ritrovato nella Sardegna lo specchio che gli serviva per parlare alla pari con il se stesso che aveva provato a essere fin da ragazzo, e ha vissuto quell’approdo, rapimento incluso (perché la vita è tutto ciò che ti accade nel momento in cui accade) come un’ennesima possibilità di conoscenza”.

Donatella Percivale

LEGGI ANCHE NELL’ARCHIVIO DI SARDINIA POST MAGAZINE:

-FABRIZIO DE ANDRE’, UN AMORE FIGLIO DELLA MEMORIA

-TRA I BOSCHI DEL LIMBARA NELLA CASA DI DE ANDRE’

(Le foto sono tratte dal libro ‘Sguardi Randagi’ di Guido Harari)

 

 

 

 

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