Spareggio Cagliari-Piacenza del ’97 a Napoli: Deu ci seu, il film racconta l’Isola oltre il calcio

Andrea Tramonte

Il colpo d’occhio sulle foto d’archivio è impressionante. Le navi Tirrenia stracolme di persone – tutti tifosi del Cagliari – che sembrava quasi non riuscissero a contenerle tutte. Bandiere, striscioni e l’entusiasmo febbrile di oltre ventimila persone che si facevano interpreti di un sentimento collettivo, un senso di appartenenza che in fondo andava al di là del calcio e della passione sportiva. Siamo nel 1997. Il Cagliari – allenato da Carletto Mazzone – doveva affrontare una delle sfide più difficili della sua storia: lo spareggio salvezza col Piacenza. Il lasciapassare era arrivato dall’insperata vittoria col Milan a San Siro e dalla contestuale sconfitta del Perugia col Piacenza. L’attesa per quella partita era diventata un fatto di costume e insieme una questione politica e identitaria, con la percezione – che allora divenne ancora più chiara – di una distanza geografica dall’Italia che rendeva l’Isola una periferia a malapena tollerata.

Il documentario ‘Deu ci seu‘ racconta tutto questo. È la storia della mobilitazione dei tifosi per lo spareggio nello stadio del Napoli, di un viaggio di oltre ventimila persone per sostenere la squadra in una sfida cruciale. Il film di Michele Badas e Michele De Murtas, scritto con Nicolò Falchi, è un racconto corale e popolare, che si fa apprezzare anche da chi non è appassionato di calcio perché tocca diversi nervi scoperti dell’Isola, della sua autopercezione e del rapporto con l'”esterno”. Il fatto decisivo che ha cambiato la storia di quella partita è stato la decisione della Lega calcio di non far disputare il match a Roma, preferendo Napoli. Una evidente ingiustizia per le migliaia di persone che volevano partire per andare allo stadio. Allora non c’erano le low cost e gli unici mezzi con tariffa agevolata erano le navi Tirrenia Cagliari-Civitavecchia e Olbia-Civitavecchia. Inoltre a disposizione in quel momento c’era una sola nave, che avrebbe potuto trasportare solo una minima parte della tifoseria. Le richieste erano tantissime e la difficoltà a muoversi per i sardi, quella separatezza geografica insostenibile, divenne in quei giorni un tema politico di primo piano. Si mosse l’allora presidente della Regione, Francesco Palomba, che nel documentario ricorda come ai sardi non venisse garantito il diritto alla mobilità sancito dalla Costituzione.

Un esodo così massiccio di persone ha creato allarme alla Prefettura di Napoli e ancora pochi giorni prima della partita i segnali che arrivavano erano contrastanti e generavano tensione nei tifosi. L’idea – ad esempio – che i sardi non potessero sbarcare a Napoli ma dovessero per forza arrivare a Civitavecchia e da lì muoversi in autobus (per fortuna rientrata), poi le ore di “sequestro” in nave a poche miglia dalla città partenopea coi tifosi che non potevano sbarcare dopo 20 ore di viaggio, e ancora la quasi militarizzazione degli spostamenti, coi bus della Ctm imbarcati per trasportare le persone direttamente allo stadio giusto in tempo per la partita. E poi le tensioni con la tifoseria del Napoli che sono passate alla “storia” nelle relazioni tra le due città, significativamente peggiorate dopo lo spareggio. Le cariche della polizia dopo il tentativo di un tifoso di Seui di recuperare uno striscione che un tifoso del Napoli – durante un blitz allo stadio – aveva rimosso facendolo cadere e un agente che, mentre il ragazzo cercava di tornare al suo posto, lo colpisce da dietro con un casco. Una storia anche di tensioni, di contrasti, di momenti di violenza e di provocazioni che però non lascia in secondo piano il senso più profondo dell’opera: la gioia condivisa, il legame che il calcio – “la cosa più importante tra le cose meno importanti”, diceva Arrigo Sacchi – riesce a creare tra persone diverse per età, genere e reddito, la speranza di un popolo che cerca un riscatto anche attraverso i colori di una maglia.

Il film in questo riesce a emozionare. Perché anche se il tifo a volte può sembrare un po’ sopra le righe, è una passione genuina di fronte alla quale il cinismo ha le armi spuntate. E così quasi spezza il cuore vedere Tovalieri – l’autore del gol che aveva ridato speranza al Cagliari sotto di due reti – accasciato a terra in lacrime per la sconfitta e poi andare sotto la curva a salutare i tifosi, che in piedi tributano alla squadra un applauso calorosissimo. Un applauso che non era rivolto solo ai giocatori ma in fondo a tutti loro, autori di una impresa sociale e calcistica che non a caso ha meritato un racconto cinematografico. Difficile non accostare quelle immagini a quelle più recenti della finale playoff col Bari, al gol in extremis di Pavoletti, alle lacrime incontenibili di mister Ranieri di fronte a una impresa sportiva così straordinaria.

(Il film si può vedere al Notorius Cinemas a Cagliari, al The Space di Quartucciu e Sestu, al Cinema Vittoria a Uta, all’Ariston di Oristano, al Madison di Iglesias e al Cinema Italia di Samassi).

Andrea Tramonte

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share