‘Rapidum’, il nuovo romanzo di Vindice Lecis: ecco la città ‘sarda’ in Africa

Una parte della storia sarda poco nota al grande pubblico è protagonista del nuovo romanzo storico di Vindice Lecis: “Rapidum“, edito da Condaghes, racconta della cittadella fortificata che i soldati sardi al servizio dell’impero romano costruirono in Algeria, l’antica Mauretania Cesariense.

Lecis, giornalista sassarese che lavora oggi per il gruppo Repubblica-L’Espresso, ha così ricostruito la storia dei Sardi in Africa: una storia ben nota agli studiosi che hanno analizzato le fonti documentarie, epigrafiche ed archeologiche attorno a Rapidum ma meno ai non addetti ai lavori.

Nel romanzo, in libreria da poche settimane e già pronto per la seconda ristampa, troviamo vicende di fantasia intrecciate a fatti veri, personaggi inventati che si muovono accanto a protagonisti reali del passato. Uno tra tutti, l’imperatore Adriano, che regnò a Roma negli anni tra 117 e 138 dopo Cristo: fu lui a dare alla Cohors II Sardorum, unità militare composta esclusivamente da soldati sardi, il compito di presidiare una zona della Mauretania, nell’Africa Settentrionale, particolarmente instabile per la presenza dei ribelli Mauri. Qui i militari isolani guidati dai comandanti Felice Sardo e Marco Giulio Potito costruirono Rapidum, un campo protetto da mura e torri e munito anche di caserme, edifici e terme: una fortezza che vede protagonisti proprio i sardi che nel romanzo come nella storia si muovono tra alleanze, battaglie e intrighi politici. Le vicende di Rapidum si intrecciano con quelle dei Sardi rimasti nei principali centri isolani come Turris Libisonis (l’odierna Porto Torres), Nora, Karalis, e con quelle di Roma dove l’imperatore regna in mezzo a intrighi e ostilità.

Vindice Lecis non è nuovo al genere del romanzo storico: sempre per Condaghes ha dato alle stampe negli ultimi anni una trilogia dedicata al periodo giudicale (“Buiakesos“, “Il Condaghe segreto” e “Judikes”) mentre nella Sardegna nuragica è ambientato “Le Pietre di Nur” pubblicato da Robin.

Una vera passione, quella per la storia antica. “Rivolgersi al passato è utile per capire il presente – ci ha raccontato l’autore – dato che dalla storia arrivano molti insegnamenti ancora oggi importanti. Ci sono inoltre alcuni momenti da cui è indispensabile togliere la patina di oblio: l’età giudicale sarda, ad esempio, è una fase non pienamente valorizzata, nonostante la sua grande originalità all’interno della storia europea. Anche la Sardegna dell’età romana, se pure ben studiata, non ha l’attenzione che merita”.

La forma del romanzo storico secondo Lecis è un genere utile a trovare nuovi spunti di riflessione su aspetti ancora oscuri del passato: “Grazie al romanzo si possono porre nuove domande e cercare risposte. Nel caso di Rapidum, ad esempio, mi sono trovato davanti alla questione della resistenza dei Sardi davanti ai Romani, di cui parla anche lo storico e archeologo Giovanni Lilliu che immaginava Isolani arroccati nella Barbagia per sottrarsi alla dominazione romana. In realtà sappiamo che la situazione era ben più complessa, l’Isola era terra di esilio e sfruttamento ma molti sardi erano perfettamente integrati nell’organizzazione sociale e politica e vi era sicuramente una buona collaborazione. La stessa vicenda di Rapidum lo dimostra: una coorte composta interamente da soldati sardi fu chiamata a svolgere un ruolo importante, proteggere una parte lontana dell’impero”.

Francesca Mulas

DI SEGUITO L’INCIPIT DEL ROMANZO ‘RAPIDUM’ DI VINDICE LECIS

Campo di Thamugadi, Numidia

L’alba era arrivata, ma il prefetto Quinto Elio era ancora scosso da una notte agitata dai fantasmi dell’incertezza. Osservava la sua unità schierata nella via principale del campo. La Cohors I Nurritanorum si apprestava a lasciare Thamugadi, diretta verso una località segreta, incerto epicentro di una guerra sfuggente. La più insidiosa, ai margini del confine di sabbie e montagne, patria di popolazioni maure.

Anni di permanenza in Africa avevano però abituato quegli uomini al clima e alle durezze di una lunga guerra non convenzionale, dove tutto mutava rapidamente. Nulla aveva intaccato la convinzione dell’invincibilità di Roma grazie alle spade e alle lance dei peregrini sardi. Ma stavolta qualcosa scuoteva quelle sue sicurezze.

Il centurione più anziano, Marco Giulio Potito, chiuso nella sua lorica, si avvicinò per chiedere indicazioni. – L’ordine di marcia è deciso, siamo pronti. Gli esploratori sono partiti da alcune ore per controllare il percorso – gli disse l’ufficiale con la sua voce dal tono sgraziato e imperioso. La luce livida dell’alba cominciava a rischiarare il campo, immerso in una malsana coltre di umidità.

Il prefetto Quinto Elio guardò il suo centurione. Stimava Marco Giulio Potito, conoscitore delle regole dell’arte militare classica e specialista delle strategie di combattimento non ortodosse apprese in Sardegna. Proveniva dalla Cohors I praetoria Sardorum, di stanza a Karales, e, a differenza dei suoi commilitoni, aveva preferito tornare in prima linea. Qualcuno, invece, malignava di aspri contenziosi con mariti traditi dalle rispettive mogli…

 

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share