Quando l’odio vince sull’amore. Arriva al cinema la storia del ‘Muto di Gallura’

C’è grande curiosità in Sardegna in generale, ma in Gallura in particolare, per l’uscita nelle sale – a partire dal 24 nell’Isola e dal 31 in  continente – del film ‘Il Muto di Gallura‘, tratto da un bellissimo e notissimo romanzo verità dello scrittore Enrico Costa, portato sul grande schermo dal regista Matteo Fresi con protagonista Andrea Arcangeli, unico film italiano in concorso alla 39 esima edizione del ‘Torino Film Festival’.

Il libro in questione che  venne pubblicato per la prima volta nel 1884 dallo scrittore sassarese racconta la storia vera di uno dei banditi più feroci di quei tempi in Sardegna, etichettato come il ‘Terribile’, ma generalmente noto come ‘il Muto di Gallura’, per via del suo handicap congenito – il sordomutismo – che dopo averne resa infelice infanzia e adolescenza, lo portò dai 20 anni cioè dal 1849 in poi, a vendicarsi più o meno inconsciamente di tutto quel piccolo
mondo fatto delle duemila anime e delle due centinaia di stazzi di cui era allora composta la cittadina di Aggius in Gallura. Bastiano Tansu, era questo il suo nome. Le sue gesta erano  state narrate dai giornali locali dell’epoca cui Costa attinse a piene mani – come dichiara egli stesso nelle breve prefazione – divenne il protagonista principale della terribile faida tra due famiglie, i Vasa ed i Mamia, nata paradossalmente poco dopo una solenne promessa di matrimonio tra i due rampolli di queste ultime: Pietro Vasa e Mariangiola Mamia.

Promessa suggellata nella famosa e tradizionale cerimonia dell’abbraccio. Un fidanzamento rituale in cui un parente dello sposo chiede in maniera quasi da parabola biblica al padre della sposa di potere trovare ‘la bianca colomba smarrita’. Con la variante di poterla raffigurare anche come ‘bianca agnelletta’ o ‘melodiosa capinera’.

Immagine tratta dal film

Tra i presenti alla cerimonia ci sono però tre persone che covano sentimenti diversi, di odio, non di amore. La madre del promesso sposo, il fratello della futura sposa e appunto colui che diventerà il ‘muto di Gallura’. Quasi una tragedia di Sofocle, piuttosto che un western alla sarda come venne liquidato in una recensione il film  quando fu presentato a Torino.

Ancora due parole su Enrico Costa (Sassari 14 aprile 1841 – Sassari 26 marzo 1909). Figlio di un orchestrale sardo, rimase orfano in età adolescenziale e dovette mettersi a fare mille lavori per sopravvivere. Studiò come autodidatta e la sua costanza venne premiata allorchè trovò lavoro prima nella tesoreria di Sassari e poi nell’archivio. Proprio negli archivi storici sardi si trovò come un topo nel formaggio. A lui dobbiamo la consapevolezza che all’epoca il governo piemontese considerava la Gallura, Aggius in particolare, zona ben più pericolosa per faide e banditismo del nuorese. Che invece tutti sanno esserlo oggi  ed esserlo stato ieri anche come luogo comune. Pare che Carlo Felice volesse addirittura fare radere al suolo e incendiare Aggius e deportare gli abitanti in diverse zone dell’isola per troncare questi fenomeni cui all’epoca nessuno riusciva a tenere testa. Con queste premesse culturali e storiche  l’attesa per il film in uscita a giorni è logicamente molto grande.

Dimitri Buffa

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