Chissà se anche stavolta la piuma volerà in Sardegna, posandosi stavolta sulla torre del castello dei Malaspina di Osilo. La trentesima edizione del premio Calvino vede, infatti, tra i finalisti anche un giovane autore di questo caratteristico paese arroccato sui monti sopra Sassari: Vanni Lai, 33 anni, che con “Le tigri del Goceano” è riuscito a ritagliarsi un posto insieme ad altri otto esordienti dopo aver superato una selezione durissima, alla quale hanno partecipato ben 670 testi. Gli altri scrittori sono: Emanuela Canepa (L’animale femmina), Nicolò Cavallaro (Le lettere dal carcere di 32 B), Andrea Esposito (Città assediata), Igor Esposito (Alla cassa), Davide Martirani (Il Regno), Luca Mercadante (Presunzione), Serena Patrignanelli (La fine dell’estate) e Roberto Todisco (Jimmy Lamericano).
“Per individuare i finalisti – compito non facile, considerando l’elevato numero di testi interessanti – il comitato di lettura ha deciso di puntare ad una scelta che fosse insieme rigorosa e rappresentativa di tendenze, temi e stili diversi”. Così si legge nel comunicato del prestigioso premio che si rivolge a opere prime inedite di narrativa, caratterizzato quest’anno da una prevalenza di romanzi provenienti dal centro sud e dalle isole. Tre arrivano infatti dal napoletano, quattro risiedono a Roma, uno, appunto, dalla Sardegna; luogo che “conferma la produttività narrativa della sua regione, sempre ben rappresentata al premio”, si sottolinea ancora nella nota stampa. L’Isola, negli anni, ha visto vincitori nomi ora affermati come Marcello Fois, Flavio Soriga, Cristian Mannu, Gianni Marilotti.
“Le tigri del Goceano” è ambientato nella Sardegna degli anni Cinquanta del Novecento e segue le vicende di un gruppo di banditi sullo sfondo di un inverno rigido ed implacabile e di un mondo che sta cambiando vorticosamente tra istanze arcaiche e modernità. La premiazione si terrà martedì 30 maggio al Circolo dei lettori di Torino dalle 17,30 alla presenza dei giurati Rossana Campo, Franca Cavagnoli, Mario Desiati, Marco Missiroli e Mirella Serri.
Francesco Bellu