Fuoco e luce, la lampada ecosostenibile del designer cagliaritano in mostra a Milano

La lampada è ecosostenibile e si fonde in due sorgenti luminose in cui fuoco e luce sono legati tra loro. L’energia termoelettrica viene prodotta, accumulata e poi utilizzata. Il prototipo Phos è stato progettato dal giovane designer cagliaritano Gabriele Onnis durante il corso di studi in product design allo Ied di Cagliari. “L’idea è nata per caso – racconta -. Ho una mia visione personale maturata negli anni che riguarda l’utilizzo dell’energia elettrica. Ho iniziato a indagare le forme di energie alternative e ho scoperto che esistevano dei componenti elettronici che erano presenti anche nei computer e quindi nelle nostre case, che si comportano come dei generatori quando si produce una differenza di temperatura tra questi”. La lampada è stata inserita tra i migliori progetti di design selezionati dall’Adi (associazione per il design industriale) e sarà esposta dal 4 aprile al 10 settembre all’Adi museum di Milano, il più importante spazio espositivo dedicato al settore. La lanterna di Onnis – che utilizza nuovi combustibili più sostenibili come il bioetanolo, prodotto dalla fermentazione della canna da zucchero che durante la combustione non rilascia sostanze dannose – è stato selezionato tra oltre 300 candidature in tutta Italia. La mostra è dedicata a designer under 35: “Italy: a new collective landscape” è curata da Angela Rui con Elisabetta Donati de Conti e Matilde Losi, a fianco della collezione permanente Compasso d’Oro che raccoglie i pezzi vincitori dei migliori progetti di design dal 1954 ad oggi

Sviluppato durante gli studi con la collaborazione dell’architetta Lucia Logiudice come relatrice, e come correlatore l’ingegner Paolo Gobbato di Veil energy di Bolzano, azienda partner del progetto, il progetto nasce dai ricordi d’infanzia di Onnis, di quella fiammella viva che animava le vecchie lampade ad olio dei minatori di Porto Flavia. Ricordi che gli ha impresso nella memoria suo nonno Franco, medico della miniera, attraverso i suoi racconti. “Sono sempre stato affascinato dalle storie di mio nonno, e dagli oggetti che richiamavano le miniere, in particolare dall’elemento ‘fuoco’ perché ha una poetica che riscalda, tipica della fiamma e del suono dell’atmosfera che crea, e ho trovato naturale unire le due cose”. Il fuoco lo ha ispirato per la sua creazione: il focolare attorno al quale ci si riunisce e che unisce. Fiamma come fonte di vita, fonte di calore e di condivisione, legame ancestrale con la materia, con gli antichi valori, e testimone di quella parte più antica di noi e dei tempi che non abbiamo vissuto. “Il mio racconto dell’oggetto Phos vuole essere una speranza. Ho realizzato questa lampada che utilizza l’energia termoelettrica con il desiderio di poter raccontare quello che era il mio modo di vedere sia la luce che il fuoco, all’interno di una possibile idea di eco-sostenibilità dentro le nostre case, ma soprattutto per mostrare un nuovo modo di vedere le cose. La mia speranza è che qualcuno veda questo progetto e dica: “Ok, c’è un altro modo o altri modi per arrivare allo stesso risultato, che siano più sostenibili”. Perché oggi abbiamo questa urgenza, ci sono tematiche ambientali troppo importanti da affrontare che urla il nostro mondo. E auspico che questi oggetti d’uso comune che conciliano funzionalità, estetica, economicità e soprattutto sostenibilità siano sempre più frequenti nel mondo del design. Mi piacerebbe che questo genere di sperimentazione, questa ricerca, spinga altri progettisti a fare ricerca, ad andare avanti, e trovare soluzioni alternative green per un nuovo mondo possibile”.

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