Festival Signal, i linguaggi di Held e Villen in scena al Lazzaretto

Per quanti ancora non lo sapessero, il festival Signal, con la direzione di TiConZero, è  finalmente iniziato e continuerà sino al 7 novembre con appuntamenti dedicati ai linguaggi contemporanei, musica, live art, arti visive e coinvolgenti improvvisazioni.
L’opening di giovedì 29 ha inaugurato la X edizione al Lazzaretto di Cagliari con un seguito di avventori avvezzi a questo genere di forme artistiche, ma non per questo meno suscettibili di sorpresa e, in effetti, le parole chiave per ogni incontro sono: improvvisazione e sperimentazione, così come la traduzione in suono di immagini e scenari. Dare voce al silenzio, Listen To The Silence.

Gli ospiti d’onore della giornata sono stati la flautista Barbara Held con Starting From Zero e l’artista Arturo Moya Villen con una prima esposizione e una performance successiva Negar la Voz Dada/ Dar La Voz Negada. La Held si è cimentata in un’esibizione a contatto con l’ambiente circostante. Con il persistente sottofondo del diapason, il flauto traverso ha percorso quella nota ipnotica scavalcandola, aggirandola e trafiggendola; il respiro della musicista, a volte contratto a volte potente, ha infuso vita alla strumento creando paesaggi sonori visibili, lasciandoci intorpiditi in un mondo ineffabile e meraviglioso.
Moya Villen, ispirato da Foucault sulla natura effimera delle parole, ci trascina in un mondo di discorsi impressi nella nostra memoria collettiva. Discorsi d’addio, di morte, di rivolta e qui presenti come vibrazioni provenienti da uno specchio, senza volti, se non i nostri, deformati da una superfice irregolare. Il conflitto si manifesta nella seconda parte in cui l’artista implora la parola, soffocata da retorica e cliché, e ottenuta grazie alle voci dei presenti per avere finalmente espressione con gesti di comunione umana, contatto e comprensione dell’altro.

All’interno della struttura sono presenti le tele del giovane artista nuorese, Vincenzo Grosso, Tentativi di sinestesia che, come ci spiega lo storico dell’arte Marco Peri
“La loro inclinazione naturale per i ritmi, le frequenze e le scansioni visive di queste tele sembra quella di divenire suono. Anche il loro aspetto ricorda i diagrammi riprodotti tramite computer: è un esperimento che affronterà sabato Marc Vilanova”.

In attesa di scoprirlo (il 31 ottobre) camminiamo nella sala successiva incontrando un piccolo albero spoglio i cui sottili e intricati rami, carichi di simbolismi, reggono alcuni monitor su cui si susseguono le immagini degli “ultimi della società; dei derelitti”, quella componente umana di una New York lontana dalle luci del benessere, una città parallela vissuta nel buio della metropolitana e tra le fredde strade di periferia. Lacrimosa di Lucilla Trapazzo rifugge il risveglio delle coscienze come atto melenso e ipocrita, al contrario, vuole trasmettere l’esistenza a lungo taciuta di una dimensione diversa dall’ordinario e, seguendo il topic della manifestazione, darle voce.

Ogni serata prenderà il via alle 20,30 con la performance TSP nata da un’idea di Peri e Alessandro Olla in collaborazione con le classi del conservatorio di Cagliari di musica elettronica, realizzatori dei contenuti sonori a disposizione dei partecipanti. L’isolamento acustico, tramite delle cuffie, permette a chi assiste di poter scegliere in maniera autonoma, seguendo ognuno il proprio mood, a quale sonorità affidarsi durante l’improvvisazione dei bravissimi Lucilla Trapazzo e Franco Casu. I due, immersi nel silenzio, si muovono inconsapevoli tra i risvolti musicali onirici, ossessivi, terrorizzanti ed emozionanti nell’immaginario degli astanti, i quali avranno modo di costruire ed esplorare questo momento proteiforme.

Alida Berli

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