I fantasmi di Portopalo, da lunedì su Rai1 la fiction dal libro di Bellu

Abbiamo trovato la nave del “naufragio fantasma”. Nord: 36, 25′, 31”; est: 14, 54′, 34”, acque internazionali a diciannove miglia da Portopalo di Capo Passero, estremo lembo meridionale della Sicilia e dell’Italia. Abbiamo scoperto il più grande cimitero del Mediterraneo: decine e decine di scheletri avvolti negli stracci a 108 metri di profondità, nel punto del Canale di Sicilia dove da anni i pescherecci di Portopalo non andavano più per non rischiare di lacerare le paranze“. Iniziava così il 15 giugno 2001 il reportage di Giovanni Maria Bellu, oggi direttore di SardiniaPost e all’epoca inviato del quotidiano La Repubblica, sulla scoperta del naufragio di Portopalo, la più grande sciagura in acque mediterranee dalla seconda guerra mondiale. Il naufragio, in cui morirono 283 persone provenienti da India, Sri Lanka e Pakistan rimase sconosciuto per cinque anni, finché Salvo Lupo, pescatore della zona, decise di raccontare tutto: di quei vestiti, scarpe e documenti che venivano a galla nei giorni del natale 1996, dei cadaveri che restavano impigliati tra le reti e che immediatamente venivano ributtavano in mare per paura che un’indagine della polizia chiudesse la zona alla pesca.  Una storia due volte drammatica, quella di Portopalo, per la sorte dei migranti che cercavano una speranza in Italia e per quel drammatico silenzio che avvolse la loro storia per cinque anni.

La vicenda è stata raccontata da Bellu nel reportage pubblicato su Repubblica e in un libro, “I fantasmi di Portopalo”, pubblicato da Mondadori nel 2004. Oggi arriva anche in tv: lunedì 20 e martedì 21 febbraio Rai 1 trasmetterà la miniserie omonima diretta da Alessandro Angelini con Giuseppe Battiston, Roberta Caronia, Adriano Chiaromida e Angela Curri. Il ruolo di Salvo, il pescatore che ruppe il silenzio su quei morti in mare, è interpretato dall’attore siciliano Beppe Fiorello.

“Per anni ho inseguito questa storia dimenticata per troppo tempo dalle istituzioni, ponendomi l’obiettivo di farla conoscere al grande pubblico televisivo. Volevo riportare a galla i sogni e le speranze di quei 300 poveretti rimasti in fondo al mare. E raccontare la verità. Anche senza lieto fine – ha sottolineato durante la presentazione alla stampa Fiorello, che insieme a Paolo Logli e Alessandro Pondi ha curato anche la sceneggiatura. – Non è stato un percorso semplice, ma partendo dal libro di Giovanni Maria Bellu i passaggi più complicati si sono sciolti naturalmente e con una dose equilibrata di fantasia abbiamo inserito un personaggio che in questa tragica storia purtroppo non è mai esistito, Fortunato. Questa è anche la storia di una piccola comunità di siciliani pescatori e di una famiglia che hanno dovuto portare sulle proprie spalle il peso morale e politico di una grande tragedia umana e hanno saputo reagire con forza e dignità nonostante fossero stati lasciati soli. È la storia della Sicilia che conta, quella dove uomini di mare hanno saputo dire la verità a discapito del loro futuro. Salvo Lupo (il vero pescatore a cui si ispira il protagonista della fiction Saro Ferro) è il simbolo di come e quanto ogni cittadino debba assumersi la responsabilità di mettersi al servizio della società, affinché questa possa essere migliore. Salvo Lupo e molti altri siciliani offrono una lezione di civiltà: non tacere mai la verità”.

 

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