Poteva montarsi la testa uno che cucinava salsicce nella pineta di Orosei per tutta la famiglia? No, se la persona è Mahmood, classe 1992, vincitore di due Sanremo. Nel docufilm che porta il suo nome, ha scelto di raccontarsi per come è. ‘Mahmood’, diretto da Giorgio Testi, debutta alla festa del cinema di Roma per poi arrivare in sala in un’uscita evento dal 17 al 19 ottobre con Nexo e dal 15 novembre su Prime video.
Proprio “perché vedermi passare dalla pineta in Sardegna, dove cucino le salsicce insieme alla mia famiglia (particolarmente numerosa tra zii e cugini), alle prove nei camerini di Londra non corrisponde al ritratto di una superstar che spacca tutto. Non volevo fosse un racconto pomposo, ma che fosse in rilievo il lato più umano di questo percorso, la trasformazione che porta in me la musica“. Così l’artista, che alla presentazione del film si è soffermato anche sull’importanza della figura della madre Anna, sarda di Orosei, punto fermo nella sua vita; il complicato rapporto con il padre egiziano Ahmed (raccontato anche in uno dei suoi brani simbolo, ‘Soldi’), le fragilità, le delusioni professionali (come l’eliminazione a Xfactor nel 2012), momenti difficili, anche recenti, come la sua casa andata distrutta nell’incendio della Torre dei Moro a Milano nel 2021; la capacità di cogliere nuove occasioni e il rapporto con il successo, “che non l’ha cambiato – dice una sua amica – anzi, l’ha reso più empatico”.
In conferenza stampa Mahmood ha chiosato: “Si è rivelato un viaggio molto utile anche per me. Io a volte per non pensare ai miei problemi cerco di offuscare i ricordi del passato. Il documentario in questo senso è stato terapeutico, mi ha aiutato a mettere dei puntini su certi momenti… certo ora li conoscono pure gli altri”, ha commentato sorridendo.