Cala Gonone Jazz Festival, successo per i live alle Grotte del Bue Marino

Mille persone alle Grotte del Bue Marino e tre grandi show serali infondono il giusto stimolo a coltivare questa nuova formula. L’associazione culturale Intermezzo Nuoro decide di proporre e combinare alcune scelte fatte in precedenza con risultati gratificanti e l’incoraggiante conferma del pubblico.

Gli spettacoli si sono articolati in quattro, intensi giorni che hanno reso il soggiorno nella piccola ed esuberante cittadina ancora più movimentato.

L’arsura pervasiva di questo piccolo golfo, che si protende e conserva come ultimo tratto dell’impenetrabile e meravigliosa Barbagia, ha condiviso questo lungo weekend con qualche sferzata di vento e pioggia, abili domatori di montagne e sovvertitori di eventi prestabiliti. Il tutto sapientemente affrontato dagli organizzatori della manifestazione che si sono prodigati affinché traversate e concerti si svolgessero senza intoppi anche quando gli ostacoli potevano apparire insormontabili. Così è stato per la seconda serata all’Acquario, messa a rischio da un improvviso temporale e che ha trovato un rifugio asciutto e accogliente all’interno della struttura turistica, grande attrazione del paese.

Il fiore all’occhiello della manifestazione è stata l’adozione, anche quest’anno, delle Grotte del Bue Marino come scenario delle esibizioni mattutine nelle quali si è contata la partecipazione di un migliaio di avventori. Luogo custode di un passato che suggerisce credenze magiche e sortilegi evocatori della Natura, magnifica e imponente presenza capace strabiliare e sorprendere gli artisti stessi, persi in continue ispirazioni e considerazioni sulla bellezza di questo insolito palco.

 

Anche i concerti serali sono stati rappresentativi del successo di quest’edizione. A partire dalla prima giornata con Gloria Campaner & Leszek Mozdzer il cui atteggiamento cordiale e ironico ha concesso di conoscere più da vicino questi giovani virtuosi, mostratisi al pubblico come interpreti del pianoforte, ma non per questo privi di una propria forte personalità; rispettosi esecutori da un lato, dissacratori dall’altro. Una rivisitazione fuori da schemi rigidi e lontana da quell’inflessibile esecuzione che rende questo genere amato e familiare.

Una performance incredibilmente intima e sorprendente ha travolto e trascinato gli spettatori in questo acceso confronto musicale vissuto come una trama teatrale: la sovrapposizione di voci, le uscite di scena, i monologhi, il ricongiungimento e di nuovo “il dialogo” in uno stravolgimento del genere classico che si annovera tra le migliori fusion di sempre.

Grandi entusiasmi anche per l’inatteso intervento del pianista polacco al secondo spettacolo, quello che ha visto protagoniste le chitarre di Stochelo Rosenberg e Battista Giordano collaudato duo e garante di una travolgente esplorazione artistica e culturale. Ritrovatisi sulla stessa scena, un’incredibile sintonia ha trascinato gli artisti in composizioni sorprendenti infondendo nel pubblico lo spirito puro del musicista in un’improvvisazione che segna l’adattabilità dell’artista fuori dagli schemi, dediti alla spasmodica ricerca di commistioni fresche e imprevedibili.

La serata ha concesso al pianista polacco di esibirsi anche in assolo utilizzando al meglio tutte le potenzialità del suo strumento in un momento di assoluta esplorazione dello stesso. Rosenberg e Giordano hanno poi proseguito con alcuni pezzi composti a quattro mani, già presentati in occasione del festival AnimaneraMediterranea, integrando diversi brani di precedenti esperienze artistiche e una singolare reinterpretazione della musica tradizionale sarda.

Un particolare riconoscimento è dovuto anche al Tingvall Trio il sabato sera, in un concerto che ha concesso due bis e il plauso del pubblico in visibilio. I tre hanno presentato la loro ultima fatica al Teatro Comunale, “Beat”, un lavoro ampiamente strutturato grazie alle ispirazioni arrivate da una lunga tournée mediante la quale sono venuti a contatto con diverse concezioni e percezioni del mondo. L’arco sul contrabbasso di Rodriguez Calvo unito ad un pizzicato vibrante e suadente; i toni gravi e veloci del piano di Martin Tingvall accompagnati dalla sezione ritmica e incalzante di Jürgen Spiegel, hanno seguito tracce melodiche individuali cercando spazi emotivi propri, ritrovandosi in un armonico incedere, in un percorso simile a un rito iniziatico, una sorta di cerimonia di crescita, un’esplorazione che è stata capace di sorprendere positivamente i presenti.

Tirando le somme, quest’ultima edizione del Cala Gonone Jazz Festival ha intrapreso una sfida che l’ha visto ostinato a procedere in una direzione che metta in risalto un territorio spesso penalizzato da inquadrature fisse sormontate da preconcetti incrollabili, margini spessi e invalicabili smontati pezzo per pezzo in una stretta sinergia con l’amministrazione locale sempre più determinata a costruire un futuro nuovo e un’immagine edificante di una regione strenua difenditrice di illustri e annose tradizioni trascurate da un turismo che guarda verso l’esterno senza cedere il passo allo sconforto, ma portando in campo l’esperienza di ventisei anni di grandi successi con un indeclinabile livello delle iniziative.

 

 

 

 

 

 

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