Bosso commuove la platea di Tharros: “Questo il mio ultimo tour”

Un gigante della musica nella terra dei giganti. Nell’ultimo concerto organizzato da Sardegna Concerti per la Rassegna ‘Musica nella terra dei Giganti’, Ezio Bosso incanta, commuove, emoziona. Gli elementi per un concerto d’eccezione c’erano tutti, già a partire dalla scelta della location, Tharros, per finire con un artista che ha riconoscimenti in ogni campo della musica classica: direzione d’orchestra, composizione, esecuzione pianistica.

Ezio Bosso, costretto su una sedie a rotelle da diversi anni per via di una malattia neurodegenerativa, è consapevole di avere a che fare con il tempo. Ma non solo col tempo musicale. Dal palco annuncia: “Questo mio tour sarà l’ultimo. Non me lo posso più permettere”. È minuzioso in ogni cosa che fa, nelle battute ricche di “sense of humor” che dispensa. Ha voluto curare lui personalmente il sound check prima del concerto. Chiede scusa al pubblico per la pausa concordata nei tempi tra la prima parte del concerto e la seconda. E poi parla, parla molto dal palco. Ha bisogno di spiegare, di sentire il contatto con la gente. La sua sembra essere una missione, quella di dover spiegare il senso della bellezza e della musica, il suo lavoro.

Saluta Anna Tifu, presente tra il pubblico, la definisce un orgoglio per la Sardegna e per l’Italia. E dice: “Noi non studiamo ore ed ore per essere i più bravi, studiamo perché quando noi suoniamo meglio, chi suona con noi suona meglio. In questa meravigliosa catena di vita. Migliorarsi per migliorare l’altro. È questa l’essenza della musica. Per me è una società ideale”. “La stessa cosa – continua – succede con il sorriso. Il mio sorriso di ora è perché ho dovuto reimparare a sorridere. E questo allenamento mi ha fatto bene. Mi ha fatto scoprire due cose fondamentali. La prima è che un sorriso avvicina molto più dei passi. E l’altra è che un sorriso cambia la giornata di chi incontrate, e quindi, forse anche la sua vita. Allenate il vostro sorriso”.

La gente che assiste ai concerti di Bosso ascolta la sua musica e si commuove fino alle lacrime. Associa naturalmente la passione, la motivazione, la determinazione delle note di Bosso ad una condizione di bellezza che termina e raggiunge il suo apice come un meraviglioso regalo.

Il concerto inzia con Following the bird, annunciando l’invito agli spettatori di ‘perdersi’ da qualche parte per poi iniziare a fidarsi anche degli sconosciuti, “così come accade quando ci si perde in città” – dice. Il pianoforte col quale sembra una cosa sola lo chiama il suo ‘fratellone’. Il secondo brano è Bach was in another room, una rivisitazione dello stesso Bosso basata su tre preludi tratti dai 24 di Chopin e su altri tre brani del Clavicembalo ben Temperato di Bach. Ma pian piano, Bosso, si avvicina alla sua Stanza, la dodicesima, in cui dodici – spiega – nella musica come nella vita, ha un significato ben particolare. E dice che è bello però poter suonare ‘fuori dalla stanza’, all’aperto, perché “stanze sono il luogo dove spesso siamo costretti o costringiamo la nostra vita a restare”, così come accadde ad Emily Dickinson.

L’esecuzione di The 12th room è magistrale, assoluta per intensità e perfezione compositiva. È un brano in cui sembra esserci tutto l’amaro e il dolce della vita, squilibrio ed equilibrio. Accompagna l’esecuzione con ripetuti spasmi, quasi delle grida, come se l’intensità che mette nel piano non fosse ancora abbastanza.

Alla fine è standind ovation e la commozione stringe il cuore di tutta la platea che associa il concerto ad una grande lezione di vita. Lui esce accompagnato nuovamente sul palco tra gli applausi, sorride ed alza le braccia al cielo in segno di vittoria.  ‘A chent’annos’, dice, prima di congedarsi.

Davide Fara

(Shooting: Gabriele Doppiu)

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