Dalla Vernaccia di Oristano al malto grazie a Silvio Carta: la Sardegna ora ha il suo whisky

Silvio Carta è uno dei nomi più noti nell’ambito dei viticoltori sardi. Fondatore dell’omonima e storica azienda – nata nei primi anni ‘50 con 245 metri quadri di terreni, oggi siamo a circa 22.000 metri quadri – la cantina, oltre al vino, produce liquori e distillati ed è stata una delle prime a valorizzare e diffondere sui mercati nazionali ed internazionali il più caratteristico prodotto di questa zona, la Vernaccia di Oristano. Elio Carta è il figlio di Silvio e gestisce l’azienda dal 1973. Oltre a perpetrare la tradizione famigliare con la produzione della rinomata Vernaccia e degli altri vini tipici della zona, Elio ha sviluppato la sua passione per i distillati e liquori, realizzando una serie di prodotti – Gin, Mirto, Amaro, Vermouth, Bitter – aventi tutti a fattor comune l’utilizzo di erbe e spezie autoctone. Davanti l’ingresso dell’azienda si può ammirare il “magico” giardino delle erbe, generatore dei profumatissimi aromi che ritroviamo nei distillati e liquori che Elio produce. 

L’ultima sua creazione è il “Whisky from Sardinia”, alla sua prima uscita sul mercato (ne sono state prodotte circa 1500 bottiglie). Anche per questo distillato Elio ha voluto “marcare” il più possibile il prodotto, attingendo all’unicità delle materie prime e delle tradizioni della terra sarda. Il cereale utilizzato è un orzo (di tipo distico) da sempre coltivato sull’isola, che viene poi maltato e distillato all’interno dell’azienda. Si utilizza un distillatore Frilli discontinuo, con cicli di distillazione a basse temperature (minori di 80 gradi), che possono arrivare a 16 ore di durata, ciò permette di ottenere un prodotto finale di grandissima concentrazione e ricchezza di aromi (per ogni ciclo di distillazione si parte da 1200 litri di liquido e si arriva a circa 200 litri di distillato finale!). 

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Ma il fattore che forse più di tutti contribuisce a rendere unico questo whisky, caratterizzandolo con un timbro indubbiamente sardo, è il metodo di invecchiamento. Il prodotto finale viene ottenuto affinando il distillato in botti usate di castagno (di vari formati, da 80 a 500 litri circa) che hanno prima contenuto la Vernaccia di Oristano. Sono botti centenarie, alcune riportano la data 1872. È un whisky di tipo single malt (anche se non dichiarato in etichetta), con 4 anni di invecchiamento e 43,7 gradi alcol.  Si presenta con packaging molto elegante. La bottiglia, da 50 cl, ha scanalature verticali che ricordano nel formato alcuni whisky giapponesi di livello (ad esempio l’Hibiki della Suntory).

Abbiamo avuto l’occasione di fare un assaggio in anteprima quando il distillato era ancora in botte ed aveva solo 15 mesi di invecchiamento: già aveva un gusto pulitissimo, profumi e aromi particolari e unici, che si manifestavano nel bicchiere con rimandi, al miele di castagno, alla mandorla amara, alla mela cotogna… Un panel di degustatori della testata giornalistica Vinodabere si è riunito per degustare il prodotto finito. Queste le nostre impressioni.

Il colore ambrato, con riflessi ramati richiama quello delle botti di castagno.  Alla prima olfazione emerge preponderante un sentore di mandorla amara, che viene progressivamente affiancato da profumi di melassa, sherry e malto, con note affumicate, leggermente ossidative, ed evidenti cenni salmastri, per finire con toni speziati e di confettura di prugne. Al gusto combina forza e morbidezza ed ha un corredo aromatico coerente con il naso: aromi di mandorla, frutta scura macerata, caramello, miele, con ritorni iodati e una piccantezza da zenzero.  Nel finale emerge una nota agrumata (limone), di pepe bianco e una certa potenza alcolica. Come anticipato è la prima uscita sul mercato di questo prodotto, ma si prevedono già future release con invecchiamenti maggiori, che ci consentiranno di valutarne lo sviluppo aromatico e la maggiore complessità che questo primo assaggio sembra promettere.

Gianni Travaglini

Vinodabere.it

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