Nel novembre scorso il pensionato di Nuxis accusato di aver ucciso nel 1996 il neonato frutto dell’incesto con sua figlia è stato condannato a 20 anni di reclusione in primo grado. Oggi è iniziato in Corte d’Assise il processo a porte chiuse nei confronti della donna, accusata di concorso in omicidio volontario. Il collegio, presieduto dal giudice Claudio Gatti, a latere Ermengarda Ferrarese, ha rigettato la richiesta di perizia psichiatrica presentata dal difensore Fausto Argiolas. Dopo la conclusione della fase delle istanze preliminari, il presidente ha aperto il dibattimento e ha sentito i primi testimoni. Chiamati a rispondere alle domande del pm, Alessandro Pili, e della difesa, alcuni carabinieri della Compagnia di Iglesias che hanno ricostruito le prime fasi dell’inchiesta, arrivata ad una svolta dopo 14 anni dal delitto.
La vicenda risale al febbraio 1996 quando il corpo del neonato venne trovato sotto un cavalcavia a Siliqua. L’indagine arrivò ad una svolta nel 2011 dopo le rivelazioni di un parente del padre che raccontò del rapporto incestuoso fra padre e figlia. La comparazione dei dna dei due sospettati portò alla svolta, confermata dalla confessione della donna sugli abusi subiti in 30 anni. Secondo l’accusa il piccolo, frutto dell’incesto, sarebbe stato ucciso dopo essere stato partorito nel bagno dell’ospedale, dove la ragazza assisteva in quel momento la madre. Dopo un tentativo di soffocare il piccolo con la carta igienica, il neonato venne gettato dal cavalcavia. L’udienza è stata aggiornata a lunedì prossimo 18 marzo.