Stangata al Bar Florio e a Ninnos: 18 mesi senza tavolini in piazza San Domenico

Una sospensione di diciotto mesi. Quasi due anni senza tavolini per il Bar Florio a causa di due multe – una notificata il 5 maggio e l’altra il 18 – perché la musica all’interno del locale si sentiva anche all’esterno: una volta alle 19 e l’altra intorno alle 20:40. Stessa sanzione per Ninnos, altro locale nella piazza Gaetano Orrù comunemente nota come piazza San Domenico. Una stangata che mette a rischio due attività – non solo – commerciali nel quartiere di Villanova a Cagliari che negli ultimi dieci anni è stato rigenerato anche grazie alla presenza di locali che hanno creato un presidio – sociale e culturale insieme – laddove prima (parliamo di una decina di anni fa) le persone non vi sostavano o fuggivano velocemente. I due bar avevano vinto un primo round quest’estate, con la sospensiva da parte del Tar che ha salvato la stagione e i posti di lavoro. Poi il rigetto del ricorso da parte dei giudici amministrativi che ha portato ieri alla notifica della perdita della concessione del suolo pubblico per quasi due anni. Con le conseguenze del caso: i due locali riusciranno a reggere la botta della perdita dei tavolini per venti mesi?

Il regolamento comunale per la concessione del suolo pubblico vale solo per “attività di ristoro all’aperto”. Questo significa che il locale può essere sanzionato – come nel caso di Florio e Ninnos – se all’esterno esce fuori musica dal locale: anche prima delle 21, anche se il volume è basso. “Le regole sono regole, anche quando non si condividono, ma siamo sicuri che perdere la concessione per 20 mesi sia una punizione ragionevole?”, si chiede un abitante del quartiere. Dopo la sentenza del Tar il Florio aveva preso posizione pubblicamente, parlando di disaccordo non solo nella “diversa valutazione dei fatti”, ma anche “nell’idea di città che ci portiamo dentro: crediamo che la convivenza delle diverse esigenze dei cittadini sia indubbiamente la sfida più grossa nel vivere gli spazi comuni, ma anche la più gratificante quando portata avanti attraverso l’ascolto e il compromesso. Pensiamo che aver contribuito a ridare vita a una parte di Cagliari, insieme alle altre attività e a tutte le persone che hanno abitato con noi la piazza, sia stato un valore aggiunto per tutti. Nessuno escluso. Sappiamo di averlo fatto cercando di rispettare sempre le regole, anche quando si sono fatte poco chiare”. 

E sull’idea di città e di quartiere negli ultimi tempi si è creata una specie di spaccatura, con la presenza di due comitati: uno dà battaglia ai locali “contro il degrado”, l’altro cerca di proporre un’idea di quartiere inclusiva che tenga conto delle esigenze di tutti. Il secondo ha pubblicato una nota per esprimere preoccupazione per una situazione che incide negativamente sulla vita sociale nel quartiere e mette “in discussione la buona convivenza tra residenti e attività commerciali portando, di conseguenza, un danno alla cittadinanza”. Laboratorio Villanova ha evidenziato “i limiti dei provvedimenti comunali ad oggi confermati, nel momento in cui essi non danno il giusto peso ai benefici che la comunità del quartiere Villanova – e non solo – riceve dall’esercizio delle suddette attività, anche laddove non fossero pienamente e puntualmente rispettose di prescrizioni che appaiono quanto meno contraddittorie”. E sottolinea come le prescrizioni comunali impediscano “lo svolgimento di quelle attività culturali, sociali e di intrattenimento che molto valore hanno nell’ottica di una buona qualità di vita del quartiere. Allo stesso tempo risultano poco efficaci nel salvaguardare la salute dei residenti, messa in pericolo da livelli di rumore eccessivi che, non essendo univocamente correlati con le attività dei suddetti esercizi, continuano a essere prodotti nella zona limitrofa alla via San Domenico”. L’associazione chiede un lavoro di scambio tra residenti, locali e attività artigianali, cercando un equilibrio continuo tra bisogni individuali e collettivi. “In quest’ottica, auspica che l’amministrazione comunale riveda i propri atti al fine di garantire la possibilità di svolgere attività culturali anche in presenza di concessioni di suolo pubblico, e in futuro agisca con l’obiettivo di favorire la socializzazione all’interno dei quartieri storici”. (A.T.)

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