Il sostegno negato: class action nazionale dei genitori degli studenti disabili

Una class action per difendere le ore di sostegno a scuola. Un ricorso collettivo. Perché nell’ultima fase del governo Monti l’allora ministro della Pubblica istruzione Francesco Profumo ha deciso dei tagli che hanno prodotto effetti in quest’anno scolastico: da venticinque ore che erano, per alunno e a settimana, si è scesi a una media di quattro. Così dall’asilo alle superiori. «Stanno negando un diritto ai nostri figli», dice Santina Garino, mamma piemontese di due bimbi autistici. Un mese e mezzo fa si è messa davanti al pc, per rabbia. Non poteva certo immaginare che al suo appello rispondessero 1.500 genitori di studenti disabili, da tutta Italia. Un’ottantina solo dalla Sardegna, «dove non riusciamo a trovare una sala per fare almeno un incontro, ci basta anche una cantina, la stiamo cercando nella zona più centrale, a Oristano o ad Abbasanta».

LA SVOLTA. Mai prima d’ora, in Italia, si era pensato a una class action contro il sostegno negato. «La vittoria è scontata – dice la Garino -, perché l’assistenza educativa è garantita dalla legge 104 del ’92. Solo che il Ministero non la applica nella sua interezza. Serve la sentenza di un giudice per ristabilire il diritto. Con la differenza che, unendo le forze, il ricorso ci costa duecento euro a famiglia, anziché cinquemila».

L’ITER. Il maxi faldone del sostegno è diviso in fascicoli. «Siccome si tratta di sospendere un provvedimento della pubblica amministrazione, i ricorsi collettivi verranno presentati al Tar, uno per ogni Regione, ad esclusione della Val D’Aosta, perché lì il problema non esiste. Ci seguirà uno studio di Milano trovato da un’altra mamma, Silvia Biella, con la quale abbiamo aperto questa sfida», racconta ancora la Garino.

IL CASO SARDO. Da Roasia, provincia di Vercelli, la signora sta coordinando anche i ricorsi sardi. «Per questo – dice – ci serve un locale dove riunirci, possibilmente nel centro dell’Isola. Non ci aspettavamo tanta partecipazione. Ma, a ben vedere, siamo tutti sulla stessa barca: non si può continuare a credere nelle promesse della politica, dobbiamo muoverci da soli per fermare l’accetta del Ministero. Diversamente, i nostri figli finiranno per essere abbandonati sui banchi: quattro ore di sostegno a settimana non sono niente rispetto alle quaranta che trascorrono in classe».

L’APPELLO. Per inserirsi nella class action, o comunque chiedere informazioni, c’è una mail di contatto: «È ricorso.collettivo@gmail.com – fa sapere la Garino -. Potete anche contattarmi al 346.5715466. Fornirò l’elenco della documentazioni richiesta dagli avvocati. Solo una battaglia unitaria ci può permettere di risolvere il problema una volta per tutte. La 104 non la si può abrogare, il Ministero ha l’obbligo di garantire le ore di sostegno previste dalla stessa legge. E sono venticinque a settimana per le disabilità più gravi, con un docente per alunno. Oggi, invece, il rapporto è uno a tre».

I NUMERI. Nei tabulati del Ministero e degli Uffici scolastici regionali, gli studenti disabili non sono uguali agli altri. Rientrano nella categoria degli alunni H, e per loro è previsto un Pei, cioè un Piano educativo individualizzato, con un insegnante ad hoc. Nelle scuole sarde studiano 5.103 alunni H, sui 207.244 che si contano nel resto d’Italia. Il numero maggiore (sono i dati aggiornati del sindacato Gilda Sardegna) si registra alle superiori: 1.617. Seguono le medie (1.460), le elementari (1.162) e gli asili (364).

Alessandra Carta

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