Sindacopoli 2, giro da 600mila euro tra appalti sospetti e prestanome

“Trarre profitto economico privato e ritorno politico elettorale”. Per i carabinieri era questo il primo obiettivo di Sindacopoli 2.

“Scelta arbitraria dei soggetti a cui affidare gli appalti, anche attraverso prestanome” con l’obiettivo di “trarre profitto economico privato e ritorno politico elettorale”. Il tutto “condizionando l’attività amministrativa dei Comuni interessati”, pari a “un importo di 600mila euro”. Mariano Lai, il capitano che a Oristano guida la compagnia dei carabinieri, spiega così Sindacopoli 2, ovvero la nuova inchiesta che ha fatto finire ai domiciliari il sindaco di Borore, Salvatore Ghisu, insieme a Michele Corda, il geometra ex primo cittadino di Noragugume, “suo compare in affari”, dice ancora il comandante. Ma in tutto gli indagati sono 13, accusati a vario titolo di concorso in falsità ideologica e materiale commessa da pubblico ufficiale, ma anche di concorso in frode nelle pubbliche forniture, concorso in peculato e concorso in turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Oltre a Borore, il giro sospetto di “appalti e favori” riguarda i Comuni di Sedilo e Nughedu Santa Vittoria.

L’operazione è stata chiamata Hazzard, a sintetizzare “un sodalizio azzardato, appunto, nel quale non viene seguito il criterio del pubblico interesse, bensì quello dell’accrescimento del potere politico personale attraverso la creazione di clientele alimentata dal denaro pubblico”. Così ha spiegato ancora il capitano nella conferenza stampa convocata questo pomeriggio a Oristano, al comando provinciale dei carabinieri guidato dal maggiore Davide Egidi, ugualmente presente.

Stando alla ricostruzione dei militari, Ghisu e Corda sono “le figure centrali dell’inchiesta”: il primo, in virtù del suo ruolo di sindaco, “pilotava gli appalti assegnandoli principalmente a Corda o ai prestanome. Il geometra di Noragugume, in cambio, faceva lavorare ai progetti i professionisti indicati dal sindaco”. Ma Corda si muoveva anche per conto proprio.

L’appalto che vale quasi tutti i 600mila euro di Hazzard – precisamente 501.916,60 euro -, riguarda “la promozione di interventi e valorizzazione dei centri minori a fini turistici”. Il regista delle presunte illegittimità è considerato proprio Corda che, stando agli atti dei carabinieri, “sfrutta la sua posizione di presidente del Consorzio industriale provinciale di Oristano, ma anche quella di ex sindaco, per ottenere l’affidamento di incarichi professionali in violazione al codice degli appalti”. E questo attraverso i contatti “con gli enti locali amministrati da persone amiche”.

L’appalto in questione è del 2010. La Regione aveva bandito una gara alla quale partecipò la rete territoriale del Marghine-Tirso, tra cui Noragugume, il Comune di Corda. Per accedere ai finanziamenti, serviva presentare un progetto. Quello della rete territoriale lo vinse una società di Olbia, grazie a un ribasso di 76.210,42 euro. Ma stando alla ricostruzione dei carabinieri, “la somma risparmiata fu riutilizzata per un nuovo bando che venne giustificato col fatto che la società gallurese era stata inadempiente, salvo poi aggiudicarsi anche il secondo appalto”.

Ugualmente sospetto “il piano economico del bosco”, gara bandita dal Comune di Borore nel 2011, quando il sindaco era già Ghisu (lo scorso maggio è stato rieletto per la seconda volta). Secondo i carabinieri, che hanno lavorato insieme alla Procura di Oristano, Ghisu “aveva ordinato all’amministrazione di pagare 3mila euro” all’agronomo di Cagliari, Maurizio Cherchi, uno dei 13 indagati. Questo sebbene il professionista “avesse presentato il progetto dopo la scadenza e non risulta che abbia pagato alcuna penale per il ritardo”, sostengono ancora gli inquirenti. Non solo: il piano è risultato essere identico a quello approvato nel Comune cagliaritano di Sinnai, richiamando quella tecnica del “copia e incolla” che era il sistema utilizzato in Sindacopoli 1.

Su quei 3mila euro di parcella gli investigatori hanno rilevato che “due funzionari comunali bloccarono il pagamento perché considerato irregolare”, ma Ghisu avrebbe aggirato l’ostacolo “falsificando una delibera e retrodatandola al 31 dicembre 2010”.

Ecco poi i presunti prestanome che hanno lavorato a Borore: nella lista figura intanto Stefano Maoddi, ingegnere di Gavoi classe 78. A Borore avrebbe ottenuto negli anni scorsi “quattro incarichi di progettazione sull’edilizia scolastica”. Ma per la Procura di Oristano e i carabinieri quei lavori, “di fatto, li ha svolti Antonio Contini, vicesindaco di Borore”, ingegnere di professione, che proprio per via dell’incarico politico non poteva partecipare agli appalti. E “Ghisu – sostengono ancora gli inquirenti – era ovviamente consenziente”.

Anche Corda si sarebbe servito di prestanome. Nel suo caso, i carabinieri ritengono di averne individuati due: il geometra di Ottana, Luciano Fenudi, e l’ingegnere di Selargius, Renato Deriu. Sempre stando all’accusa, “i due erano i fiduciari di Corda, il quale a sua volta otteneva gli appalti grazie al dirigente dell’Ufficio tecnico, Marco Contini, ingegnere di Macomer”, e sempre “seguendo gli ordini del sindaco Ghisu”.

A Nughedu Santa Vittoria, invece, Corda sarebbe arrivato da solo, “riuscendo a far pagare una parcella al sindaco Francesco Mura, anche lui indagato, e che non avrebbe potuto partecipare all’appalto visto il ruolo pubblico”. Mura, risulterebbe dalle intercettazioni telefoniche, avrebbe restituito il favore a Corda invitandolo “a segnalargli alcuni professionisti da inserire nella short list del Comune per ottenere incarichi diretti”.

In un appalto di Sedilo, invece, Corda è considerato il prestanome di un altro geometra, Alberto Nieddu, che essendo il cognato dell’ex sindaco, non avrebbe potuto ottenere alcun incarico. Quindi ecco l’escamotage studiato tra Nieddu e Corda, sempre stando all’accusa. L’ex primo cittadino in questione è Umberto Cocco che “è totalmente estraneo all’inchiesta e non ha ricevuto alcun avviso di garanzia”, precisa il capitano Lai.

Hazzard, però, non finisce qui. I carabinieri hanno annunciato che a breve ci saranno altri indagati. Oggi sono stati una novantina i militari dell’Arma impegnati nelle 24 perquisizioni scattate negli uffici comunali e negli studi privati dei liberi professionisti finiti sotto inchiesta.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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