Sfigurata da marito, avvocato: “Su Manuel Piredda mai un verdetto”

Nessuna sentenza ha condannato Manuel Piredda per aver sfigurato col fuoco la sua ex moglie. Non solo: la Procura di Cagliari ha riaperto il caso non sulla base di un generico esposto ma su una denuncia ben circostanziata e frutto di approfondite indagini difensive. Così l’avvocato della famiglia Piredda, Gianfranco Sollai, all’indomani delle dichiarazioni di Valentina Pitzalis sulla sua iscrizione nel registro degli indagati per l’omicidio dell’ex coniuge. La donna si era miracolosamente salvata dalle fiamme, rimanendo però gravemente ustionata e sfigurata.

“L’ iscrizione del procedimento penale a carico di Manuel Piredda, deceduto nell’incendio, nel registro notizie di reato è conseguita alla dichiarazione accusatoria di Valentina Pitzalis – precisa l’avvocato – e previa richiesta di archiviazione da parte del Pm per morte del reo, archiviata dal Gip per il medesimo motivo con un decreto, provvedimento questo che viene emesso come previsto dalla legge in assenza di contraddittorio. Non si tratta di sentenza, provvedimento questo che viene emesso dal giudice investito di un processo che per legge si svolge in contraddittorio delle parti”. Il legale, che con la sua denuncia ha fatto riaprire il caso dell’incendio che sei anni fa era costato la vita al 27enne muratore di Bacu Abus, nel Sulcis, sfigurando l’ex moglie, torna anche sulla decisione di chiedere la riapertura delle indagini.

“Il 14 ottobre 2016, su esplicito incarico dei genitori di Manuel Piredda, ho presentato una denuncia e non un esposto, successivamente allorquando in seguito ad indagini difensive – effettuate unitamente alla dottoressa Elisabetta Sionis, criminologa clinica, specialista in chirurgia plastica – acquisivo elementi rilevanti per il caso in questione li ho immediatamente sottoposti alla attenzione della Procura”. Sulla decisione della parlamentare di Fi, Graziella Giammanco, di presentare un’interrogazione al Ministro Orlando, l’avvocato Sollai ha ribadito che l’attività dell’intero collegio difensivo, consulenti compresi, è sempre stata animata “dal desiderio di accertare la verità di un fatto penalmente rilevante, tuttora rimasto nell’ombra. Finalità questa che anche la Procura della Repubblica evidentemente intende perseguire, in quanto ligia alle sue funzioni istituzionali, nell’interesse di tutti i cittadini e nel rispetto dei principi di Giustizia e Civiltà espressi dalle norme dell’ordinamento”.

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