Provenzano rimane a Parma

Nessun trasferimento in vista dal carcere di Parma a quello di Sassari per Bernardo Provenzano. E’ quanto riferiscono fonti del Dap, smentendo la notizia.

Dopo la rivelazione di Mauro Pili sull’arrivo del boss Bernardo Provenzano in Sardegna – dal carcere di Parma a quello di Bancali alle porte di Sassari – arriva la smentita: nessun trasferimento in vista. E’ quanto riferiscono fonti del Dap. Poco dopo arriva la replica di Pili: “La pseudo smentita del Dap sull’arrivo di Bernardo Provenzano in Sardegna è una tardiva retromarcia considerato che da giorni i quotidiani di Parma annunciano il trasferimento del celebre capo dei capi nell’Isola e nessuna smentita era stata fatta della decisione dell’amministrazione penitenziaria”. Secondo il deputato del Pdl “il trasferimento di Provenzano viene sospeso solo perché il carcere di Bancali (Sassari) è totalmente inadeguato sul piano clinico ad ospitare un detenuto nelle condizioni di Provenzano”.

“Si tratta, dunque, di una clamorosa retromarcia – attacca il parlamentare sardo – legata alla mancata attivazione dei reparti medici di Bancali. Con questa retromarcia si conferma, invece, la notizia dell’arrivo in Sardegna del boss dei boss Totò Riina. Una scelta devastante – ribadisce Pili – che insieme al cinquanta per cento dei 41 bis da portare in Sardegna rende di fatto l’Isola colonia di un’amministrazione penitenziaria spregiudicata e arrogante”.

I giornata è arrivato anche l’appello del deputato del Centro Democratico Roberto Capelli per un’azione bipartisan contro questi arrivi. “Serve un no deciso, frutto di un’iniziativa congiunta, urgente e bipartisan di tutti i parlamentari sardi al trasferimento sull’Isola di Totò Riina e di centinaia di altri boss mafiosi. Dobbiamo realizzare un’iniziativa aperta anche ai parlamentari di altre regioni, perché – argomenta l’esponente centrista – non bisogna essere necessariamente sardi, basta avere semplicemente un po’ di buon senso per capire che l’Isola, già sfruttata dallo Stato per le basi militari, per lo smaltimento dei rifiuti delle regioni inefficienti, per lo stoccaggio delle scorie nucleari, per il sole e il vento per produrre un’energia di cui non usufruiamo e che paghiamo più cara delle altre regioni, non può anche diventare colonia penale per i mafiosi”. “Lo stesso Stato che cancella la sua presenza nel territorio programmando la chiusura di tribunali, caserme, prefetture, uffici tributari e di previdenza e dimentica di trasferire le risorse finanziarie – continua Capelli – non può ignorare che trasformare in colonia penale una regione particolarmente debole può costituire un terreno fertile per un sistema criminale che fa del bisogno la sua arma preferita. Bene ha fatto il collega Pili a sollevare il caso e a tenere viva l’attenzione ma, affinché non rimanga una delle tante azioni isolate a cui l’ex presidente della Regione ci ha abituato, è opportuno – conclude il deputato Cd – programmare e sostenere ora un’azione assai più ampia”.

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