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Poligoni sardi e le bonifiche: “Non si è mossa una ruspa”. La denuncia di Accame

Un anno fa, nell’estate del 2012, le basi militari in Sardegna sembrava avessero quasi i mesi contati. Ora di ridimensionamento e chiusura non si parla quasi più e per le attese bonifiche dei poligoni e le relative occasioni di lavoro pare si debba aspettare ancora. Per le opere sono stati previsti 75 milioni di euro in tre, cifra considerata inadeguata da molti. Così denuncia con un post sulla sua pagina Facebook, Falco Accame, impegnato da sempre come presidente sua associazione Anavafaf (Associazione nazionale assistenza vittitme arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti) nel riconoscimento dei diritti dei militari ammalati.

“Non una ruspa si è mossa”, scrive Accame, ex ammiraglio. “Ormai sono svanite nel nulla le promesse di bonifica, eppure dovevano iniziare a gennaio 2013”. E traccia in una sorta di decalogo le possibili azioni per ridurre i pericoli nei poligoni e cita anche i casi isolani. Tra tutti il Poligono interforze sperimentale di Quirra, al centro della nota inchiesta della Procura di Lanusei per disastro ambientale, dove si è partiti con la prima fase della caratterizzazione – e quello di Teulada. Accame chiede che siano vietate le sperimentazioni alle ditte esterne, la desecretazione di alcuni documenti e una mappa puntuale delle aree da bonificare e non più bonificabili. E poi una serie di “operazioni trasparenza” chieste alla Difesa: sul personale che opera, sui controlli fatti e altro. In coda il testo integrale.

Il nuovo governo sul caso Quirra. E’ spesso finito a Roma il caso del poligono più grande d’Europa, soprattutto in relazione alle morti sospette dell’omonima frazione di Villaputzu. L’ultima volta appena una settimana fa con il deputato Sel, Michele Piras, che ha presentato un’interpellanza in Aula. Le risposte arrivate dal sottosegretario alla Difesa, Gioacchino Alfano sono state ritenute “Disarmanti” da Piras. “Ancora una volta – ha aggiunto il parlamentare – si nega l’evidenza del drammatico impatto ambientale, si minimizzano gli effetti nefasti delle esercitazioni militari sulla salute delle popolazioni locali e non si riscontra alcuna apprezzabile apertura sul tema della dismissione – almeno parziale – e delle bonifiche”. Non solo, il sottosegretario alla Difesa ha ribadito l’importanza del sito militare: “Il poligono di Quirra riveste carattere di unicità nel panorama nazionale per sperimentare sistemi d’arma complessi”. Niente chiusura o ridimensionamento, o conversione, in vista. LEGGI L’ARTICOLO. 

I deputati 5 stelle. Prima ancora, a metà giugno, una delegazione di deputati e senatori del Movimento 5 stelle aveva fatto compiuto un’ispezione al Poligono di Quirra. Gruppo guidato da Roberto Cotti ed Emanuela Corda, rispettivamente capogruppo in commissione Difesa al Senato e alla Camera. LEGGI L’ARTICOLO. 

Il post di Falco Accame sulla sua pagina Facebook: 

1) abolire le operazioni di brillamento periodicamente effettuate nei poligoni perché la nube di polvere che si genera nel brillamento e che si rideposita sul terreno, può avere effetti inquinanti (il materiale di scarto dei poligoni dovrebbe essere sistemato sotto terra, in appropriati depositi bunker);

2) vietare alle ditte straniere di operare nei poligoni italiani, salvo casi eccezionali in cui la sperimentazione può essere di grande importanza per interessi nazionali e, in questi casi eccezionali, proibendo agli Enti di avvalersi di autocertificazioni (in quanto impediscono i controlli sul loro operato);

3) emanare dei bandi internazionali che vietino a qualsiasi ditta che chiede di operare nel poligono, di eseguire test con armi che potrebbero avere effetti nocivi (nanoparticelle di metalli pesanti);

4) esaminare i documenti relativi ai test che sono stati eseguiti almeno negli ultimi venti anni previa desecretazione della documentazione stessa (che finora è rimasta sconosciuta (1);

5) rendere note alle Autorità competenti le posizioni dei luoghi colpiti da armamenti negli ultimi 20 anni, cioè mettere a disposizione delle mappe dettagliate indicanti i luoghi ove si sono svolte le sperimentazioni eseguite;

6) rendere noti i nomi di chi ha diretto le singole sperimentazioni;

7) rendere note le procedure di verifica in merito all’esecuzione delle disposizioni impartite per l’uso del poligono, specificando tra l’altro cosa si intende per “zona bonificata” (2) e cosa si intende per “zona non più bonificabile” (come è ad esempio quella presso Teulada);

8) rendere note le caratteristiche delle apparecchiature usate per controllo della sicurezza dell’ambiente e in particolare le capacità di queste apparecchiature di rivelare l’esistenza di particelle (nano o micro particelle) di metalli pesanti (di cui sono fatti i proiettili impiegati nei test e nelle esercitazioni);

9) rendere noto (in attesa di divieti) se vi è personale straniero che opera in modo permanente o semipermanente all’interno dell’area del poligono (3) , a quali controlli è sottoposto e se sono sufficienti a tutelare la “sicurezza”;
10) rendere noto a quali controlli è sottoposto il personale di ditte civili eventualmente impiegato nei poligoni (4).

Falco Accame
Presidente Anavafaf
_________
1 In una visita di componenti della Commissione del Senato che venne effettuata presso il Poligono di Salto di Quirra in una precedente legislatura fu affermato che non poteva essere resa nota la documentazione riguardante attività compiute prima del 1992.
2 Va specificato che la “bonifica” deve essere eseguita in profondità (indicando quale profondità) per eliminare tra l’altro i rischi di inquinamento e la presenza di proiettili che si sono conficcati nel terreno.
3 Ad es. per quanto riguarda il Poligono di Quirra, nella base di San Lorenzo ha operato a lungo personale libico, che quindi è stato nelle condizioni di conoscere aspetti delle attività svolte nel poligono che magari non era possibile conoscere neppure da autorità civili italiana locali.
4 Ad es. nel poligono di Salto di Quirra hanno operato ditte come la CISET Vitro Selenia e l’Avioelettronica Sarda)

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