Maestra sospesa per le preghiere in classe: “Intervenga il ministro Valditara”

Sospesa per 20 giorni dall’insegnamento per aver fatto realizzare agli alunni un piccolo rosario con 10 perline a forma di braccialetto e di aver recitato insieme ai piccoli un’Ave Maria e il Padre Nostro durante la sostituzione di un suo collega in una terza elementare. Protagonista dell’episodio, Marisa Francescangeli, 58 anni, maestra di Nuoro che insegna nella scuola primaria di San Vero Milis, dove segue tre diverse classi, una quarta e due terze. Il fatto è avvenuto proprio in una di queste terze l’ultimo giorno di scuola prima delle festività natalizie del 2022 e adesso dopo la sospensione il caso è finito sui tavoli del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, con interrogazioni e dichiarazioni di vari parlamentari di centrodestra in cui si denunciano “l’intolleranza verso la religione cattolica” e “l’integralismo laico”.

“Chiediamo se è mai possibile che un dirigente scolastico possa prevedere una sanzione così dura per una maestra, colpevole di cosa poi? Non si può sospendere una maestra per aver recitato il Padre Nostro in classe, il giorno prima delle vacanze natalizie. Qui si è andati ben oltre la lesione della dignità e dei diritti di un lavoratore. Se fosse tutto vero saremmo dinanzi ad una vera e propria follia”. Hanno infatti affermato in una nota i parlamentari della Lega, Giorgia Latini e Rossano Sasso, vicepresidente e capogruppo in Commissione Cultura Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati.

“Proprio nei giorni che precedono la Santa Pasqua apprendiamo che una maestra che insegna in una scuola primaria sarda si sarebbe vista comminare una sospensione di 20 giorni, dal 27 marzo al 15 aprile, e la riduzione dello stipendio per aver proposto alla classe, prima delle vacanze natalizie, di realizzare un piccolo rosario a forma di braccialetto e per aver poi proposto ai bambini di recitare alcune preghiere cristiane: siamo di fronte a uno dei sempre più frequenti episodi di stupida e vergognosa intolleranza anticristiana”. Ha sottolineato il deputato di Fratelli d’Italia, Emanuele Pozzolo. “La doverosa laicità della scuola italiana non può certamente significare intolleranza e discriminazione verso la nostra tradizione spirituale e verso l’identità cristiana della nostra cultura: bene ha fatto la maestra, a cui va tutta la mia solidarietà, ad indicare ai propri piccoli alunni la via dei simboli cristiani e della preghiera, che sono l’unico vero antidoto all’idiozia nichilista che sta ammorbando il nostro tempo”, conclude.

Amareggiata la maestra. “Per me è stato uno choc – confessa – nella mia carriera non ho mai avuto problemi”. Un percorso lavorativo iniziato a metà degli anni ’80 con le prime supplenze in provincia di Nuoro, poi la vittoria del concorso per insegnare nelle scuole primaria e infanzia. “Avevo i figli piccoli e non volevo spostarmi, così ho iniziato come assistente amministrativa ma il mio desiderio era di fare la maestra, quindi ho ripreso come supplente a Cagliari dove ho passato 5 anni. Poi, visto che mio marito è dell’Oristanese, ho accettato la cattedra qui a San Vero Milis, dove sono passata di ruolo da tre anni e tra due anni spero di andare in pensione”, racconta l’insegnante che è anche consigliera provinciale dell’Associazione italiana maestri cattolici. “C’era stata una riunione con tutti i genitori e ho chiesto scusa. Pensavo fosse finita lì, ma poi due sabati fa, mentre uscivo da scuola, mi hanno consegnato a mano la lettera raccomandata e sono rimasta senza parole. Non ha avuto il coraggio di aprirla subito, sono tornata a casa e l’ho aperta solo alle 22: sono rimasta scioccata”.

“Per me è una gioia andare a scuola e non penso di aver fatto nulla di male, oltretutto tutti i bambini seguono le lezioni di religione e si stanno preparando per la prima comunione – spiega trattenendo a stento le lacrime – Per me è una gioia andare a scuola. Mi mancano i bambini”. Il caso è seguito dall’avvocata della Uil Elisabetta Mameli che farà ricorso contro il provvedimento. Marisa Francescangeli si sente vittima di una ingiustizia. Ma non è sola. “In molti – conferma – tra colleghi e genitori dei bambini della scuola sono rimasti a bocca aperta, mi hanno chiamato e mi stanno sostenendo. Adesso, però, penso solo al 16 aprile, quando potrò riabbracciare i miei alunni”.

[Foto d’archivio]

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