L’imprenditore sardo vittima di rapine: “Ogni notte alle 22 comincia l’inferno”

“Sono un imprenditore, gestisco una piccola pizzeria da asporto. Nella mia ‘carriera’ ho subito quattro rapine a mano armata e un numero consistente di furti. Alle 22 io, i miei familiari e i tutti i miei collaboratori entriamo in modalità rapina, osservando ogni movimento sospetto. Dopo tutti questi episodi criminali manca completamente il senso di sicurezza”. Così Massimo Mameli (nella foto), titolare della pizzeria ‘Mamo Pizza‘, in via del Pozzetto a Cagliari, durante il suo intervento nel corso della trasmissione su ‘Rete 4’ condotta da Nicola Porro, ‘Quarta Repubblica‘. Il commerciante cagliaritano è stato invitato in studio per raccontare la sua storia e soprattutto per spiegare come si comporta dopo aver subito quattro rapine. Nel 2011, dopo aver subito un colpo, aveva pubblicato sul suo blog (leggi qui) un lungo intervento per raccontare cosa gli era accaduto. Uno spunto subito raccolto dalla redazione della trasmissione. Tra i tanti temi della puntata, infatti, c’era la sicurezza dopo i fatti di Napoli con la bambina ferita da un proiettile vagante, ma anche gli assalti in casa e i vari episodi criminali avvenuti in altre città.

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“Rapine, cosa significa vivere nel terrore”, questo il titolo scelto per la storia di Mameli. “Le dinamiche sono sempre differenti – ha spiegato l’imprenditore-. Nel penultimo colpo sono entrati nel locale e minacciandoci con le armi si sono fatti consegnare l’incasso. Prima di andare via mi hanno colpito con il calcio della pistola. In uno degli episodi precedenti invece mi hanno ferito e sono rimasto in ospedale quasi un mese: mi portarono via quasi cinquanta milioni di vecchie lire”. Incalzato dalle domande del conduttore, il titolare di ‘Mamo Pizza’ ha risposto con lucidità, illustrando le sue sensazioni e lo stato d’animo che lo accompagna ogni giorno quando alza la saracinesca del suo esercizio al Quartiere del sole. “C’è una componente economica che risulta insostenibile soprattutto quando i numeri delle rapine e dei furti sono alti – ha spiegato –. Dopo tutti questi episodi criminali abbiamo preso delle contromisure dotandoci di sistemi di videosorveglianza. C’è però una componente psicologica che non si può quantificare, è impossibile misurarla. Viene a mancare totalmente il senso di sicurezza”.

Disarmanti le dichiarazioni successive. “Dopo una certa ora tutti entriamo in modalità rapina – ha ribadito –. Dopo le 22 iniziamo a scrutare i volti di tutti i clienti che arrivano, controlliamo costantemente gli schermi delle telecamere, qualcuno esce fuori a fare una piccola ronda per verificare se vicino al locale ci sia qualche persona sospetta”.

Poi la chiusura e il viaggio verso casa. “Appena si sale in auto, si controllano gli specchietti retrovisori per verificare di non essere seguiti – ha evidenziato ancora Massimo Mameli -. L’ultima rapina è avvenuta sotto casa, adesso mi aspetto che entrino nella mia abitazione, proprio per questa ragione controllo ogni anfratto e quando salgo le scale verifico che non ci sia nessuno nascosto”.

In studio qualcuno ha sostenuto che il problema è legato al metodo di pagamento. “Nella mia attività ci sono tre Pos – ha detto l’imprenditore –, ma i clienti ancora preferiscono il contante. Inoltre in molte attività commerciali in Sardegna vengono rifiutate le transazioni con bancomat e carta di credito per piccole cifre. Diciamo che su questo fronte siamo un poco indietro”. Alla domanda se avesse mai pensato di armarsi, il proprietario della pizzeria ha risposto di sì. “Quando ho espresso alle forze dell’ordine il mio desiderio di armarmi, mi hanno risposto che era una mia scelta e un mio diritto – ha commentato –, ma poi ho deciso di non farlo anche perché, come già accaduto in passato durante l’ultima rapina, io non rimango pietrificato davanti ai banditi, ma reagisco. Se avessi avuto un’arma probabilmente l’avrei usata”.

Ma.Sc.

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