L’Aias, il conto dei soldi pubblici incassati e la fideiussione ‘dubbia’

Sono ormai tutti chiari i contorni della partita economico-giudiziaria che ha travolto la vertenza Aias, culminata con la decisione dell’Ats, l’azienda regionale per la tutela della salute, di non rinnovare alla società della famiglia Randazzo la convenzione col Servizio sanitario sardo per l’assistenza a disabili e malati psichiatrici. Una scelta che venerdì scorso ha costretto l’assessore alla Sanità, Luigi Arru, a lasciare il palazzo del Consiglio di via Roma scortato dalla polizia, per via del blitz di protesta organizzato dai dipendenti Aias (leggi qui).

Il capitolo economico-giudiziario riguarda il versamento di una fideiussione da 3 milioni e 200mila euro imposta ad Aias dal tribunale di Cagliari per uno dei contenziosi che la società ha aperto col Servizio sanitario sardo. Oggetto della contesta: un’identica somma che il giudice ha ordinato alla Regione di pagare alla famiglia Randazzo, ma appunto dietro la garanzia della fideiussione essendo l’ingiunzione di pagamento “in provvisoria esecuzione”, quindi salvo “successivi accertamenti nel merito e nel giudizio”.

Solo che Aias ha depositato la somma pattuita oltre i termini stabiliti e l’ha fatto attraverso la Finworld, una spa finita nel mirino della Banca d’Italia e del Consiglio di Stato per presunte false comunicazioni finanziarie (avrebbe dichiarato di avere a sua volta copertura finanziaria attraverso la Crédit Agricole Cariparma, cioè l’ex Cassa di risparmio di Parma e Piacenza che però ha negato “di aver prestato garanzia alla Finworld né di aver mai intrattenuto con essa alcun rapporto”, si legge in un’ordinanza dei giudici amministrativi.

Sul caso della fideiussione, vista la delicatezza del tema, sia Arru che il Dg dell’Ats, Fulvio Moirano, si sono limitati a farne accenno nella conferenza stampa del 1° agosto, quando è stata ufficializzata la rescissione del contratto che lega Aias alla Regione. I due hanno parlato solo di “dubbia validità”, senza fornire altri dettagli. Ma è chiaro che il Dg né nessun altro dirigente dell’Ats sia intenzionato ad assumersi il rischio di avallare una fideiussione contestata in precedenza dalla Banca d’Italia.

Sempre il 1° agosto Arru e Moirano hanno presentato il conto delle somme percepite dal 2014 dall’Aias, ovvero da quando la Giunta di centrosinistra è in carica, quindi ha diretta responsabilità nella gestione del Servizio sanitario regionale. L’ammontare complessivo delle risorse è di 129.674.198,78 euro. Così divisi: 13.757.844,41 dati dalla Assl di Sassari; 2.811.698,27 euro dalla Assl di Olbia. Seguono a quota 8.258.599,54 euro Nuoro, a 11.962.705,05 euro Lanusei, a 3.809.920,07 euro Oristano, a 9.407.840,84 Sanluri, a 19.157.752,31 euro Carbonia. Chiude la Assl di Cagliari con 60.507.838,29 euro pagati sempre dal 2014 al 2018.

In questi quattro anni e mezzi, l’Aias ha preso soldi anche dai Comuni, sempre per l’assistenza a disabili e malati psichiatrici, ma gestita territorialmente. La società della famiglia Randazzo ha erogato servizi per 60.587.241,60 euro e ne ha incassati 45.440.431,20. Così divisi: 9.430.898,55 euro su 12.574.531,40 relativi al 2014; 11.058.583,78 euro su 14.744.778,37 per il 2015; 8.690.987,21 euro su 11.587.982,95 sul 2016; 10.110.000 su 13.480.000 rispetto al 2017; 6.149.961,66 euro su 8.199.948,88 per il 2018.

Stando alla versione di Aias, la società ha con la Regione un credito di 44 milioni, antecedente al 2014; per la Giunta e l’Ats l’importo è invece di 15 milioni. Di cui 5 già versati. A questo credito la famiglia Randazzo imputa il ritardo nel versamento degli stipendi ai 1.200 dipendenti in servizio nelle 44 strutture Aias che si contano nell’Isola. Ma Arru e Moirano hanno spiegato che gli emolumenti arretrati, pari a nove mensilità, superano quota 15 milioni, quindi non è imputabile al debito della Regione la non ottemperanza di Aias.

Di qui la mano dura di Ats e assessorato alla Sanità che il 1° agosto hanno illustrato anche un possibile modello alternativo per l’erogazione dei servizi di assistenza a disabili e malati psichiatrici. Tra le ipotesi c’è la costituzione di una società in house, in cui verrebbe riassorbito il personale attualmente in servizio nell’azienda della famiglia Randazzo. I lavoratori perderebbero certo gli scatti di anzianità e le qualifiche. Ma non la busta paga.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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