Il partito sardo della marijuana

In Sardegna i sostenitori dell’associazione Freeweed sono oltre seimila: vogliono abolire il carcere per chi consuma droghe leggere.

Coltivare marijuana è come gestire un traffico di eroina? Secondo l’attuale legge italiana sì:  le piccole coltivazioni casalinghe e le reti milionarie dello spaccio sono messe sullo stesso piano. Un’ingiustizia sostanziale e anche, secondo il movimento nazionale “Freeweed Board” (nato in rete due anni fa e da pochi mesi costituito in associazione no-profit) una scelta inefficace dal punto di vista della lotta alla criminalità organizzata.

Da qualche mese il “Freeweed Board” è sbarcato nell’Isola e ha avviato incontri, punti informativi, campagne di tesseramento e raccolte fondi per dire no alla legge “Fini-Giovanardi”, approvata nel 2006 in era Berlusconi, che considera illegali allo stesso modo tutte le sostanze stupefacenti.

“La legge ha decretato un inasprimento punitivo – spiegano i referenti del movimento – che colpisce non tanto le organizzazioni criminali quanto le persone comuni con uno stile di vita non omologato”.  Freeweed in Sardegna registra già seimila sostenitori, seicento persone che supportano economicamente il progetto, venti referenti locali sparsi sul territorio: una rete capillare che sta coinvolgendo cittadini, associazioni culturali, musicisti, club e festival.

L’obiettivo è la raccolta delle firme necessarie per proporre un referendum abrogativo: se la proposta sarà accolta, tutti gli italiani saranno chiamati a esprimersi sulla “Fini-Giovanardi” e in particolare sull’abolizione del carcere per possesso di piccole quantità di marijuana o hashish.

Le condanne per reati legati alla droga, a seconda dell’entità ‘lieve’ o ‘grave’, variano da uno a vent’anni, con effetti devastanti sul sovraffollamento delle carceri: “In soli 7 anni di applicazione questa legge – sottolinea Massimiliano Pastura, coordinatore sardo di Freeweed – ha prodotto 25mila detenuti in tutta Italia. La maggior parte di questi non sono trafficanti e spacciatori ma semplici consumatori di cannabis o persone malate che la usano per scopi terapeutici, accusati di spaccio solo perché trovati in possesso di una quantità anche di poco superiore ai limiti imposti”.

L’Osservatorio Europeo su droghe e tossicodipendenze e la Direzione Centrale Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno confermano che l’Italia è in vetta alla classifica europea per consumo e produzione di cannabis, con 17 persone su cento che dichiarano uso abituale o occasionale e oltre 4 milioni di piante sequestrate solo nel 2012: una percentuale altissima di italiani che la “Fini-Giovanardi” considera criminali.

Se si eliminasse il carcere per detenzione di modiche quantità e coltivazioni domestiche, il vantaggio per gli istituti di pena italiani sarebbe enorme: “Anche in Sardegna abbiamo un grave problema di sovraffollamento – sottolinea Maria Grazia Caligaris, presidente di Socialismo Diritti e Riforme e da anni in prima linea per sostenere i diritti dei detenuti – e gli spacciatori vivono accanto a persone con disturbi psichici e tossicodipendenti. Non c’è dubbio che il carcere per l’uso di droghe leggere andrebbe abolito”.

Da un punto di vista medico non si può certo dire che chi abusa di marijuana e hashish sia indenne da rischi per la salute:  “Tra gli effetti più gravi del consumo cronico – osserva Maria Del Zompo, direttrice del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Cagliari – si osservano danni al sistema cerebrale, cardio-vascolare, disturbi psichici in soggetti geneticamente predisposti. Inoltre si registra una diminuzione dei riflessi e un rallentamento ideativo: guidare sotto effetto di queste droghe raddoppia il rischio di provocare incidenti, come l’alcol. Nel caso di adolescenti, spesso l’abuso si accompagna a uno scarso rendimento scolastico.  Anche la cannabis provoca dipendenza, con crisi che insorgono circa 48 ore dopo la sospensione dell’uso e possono durare anche 10 giorni”.

Stessi identici effetti che provocano l’abuso di alcol e tabacco, che pure sono venduti e consumati liberamente. È giusto reprimere con pene così severe? “La coercizione per uso personale è assolutamente incivile e lesiva della libertà del singolo – prosegue Del Zompo – inoltre c’è una grande distinzione tra chi ne fa uso per scelta e chi vive situazioni di difficoltà, disagio, patologie. Credo che sulle droghe leggere bisognerebbe seguire la stessa strada intrapresa per la campagna informativa sul fumo, cioè far capire quali sono i pericoli massimi legati all’uso della cannabis soprattutto nei giovani. Ad ogni modo si dovrebbe usare il buon senso quando si creano le leggi, il carcere non è sempre la soluzione”.

Francesca Mulas

 

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share