I Furiosi, Panama, il traffico di stupefacenti: ecco chi è Albino Portoghese

Case, terreni, conti correnti, commercio e società: l’impero di Albino Portoghese, cagliaritano di 45 anni, è stato stimato in quasi tre milioni di euro. Tutti confiscati qualche mese fa per un’ordinanza dalla procura antimafia: i beni di Portoghese sono frutto del traffico di stupefacenti.

Il suo nome era già noto alle cronache giudiziarie: nel 2012 fu arrestato a Panama, dove si era rifugiato per sfuggire a un ordine di cattura sempre per traffico di droga, e già allora la Distrettuale Antimafia aveva disposto il sequestro dei suoi beni, fittiziamente intestati ad alcuni dei familiari.

Dopo l’arresto in Sudamerica, avvenuto nel luglio del 2012 al confine tra Costarica e Panama, Portoghese era stato al centro di uno strano caso mediatico-giudiziario: dal carcere dove era detenuto aveva preso ad aggiornare il suo profilo Facebook. Fatto che aveva suscitato allarme tra gli inquirenti italiani i quali, ovviamente, temettero che avesse a disposizione un cellulare e che dunque, anche dal carcere, proseguisse le sue attività. Nel quartiere cagliaritano di Sant’Elia, dove ha molti amici (è stato il fondatore dei “Furiosi”, gruppo di ultras del Cagliari), fu però fornita un’altra versione. Ad aggiornare il profilo non era Portoghese dal carcere, ma suoi amici e familiari.

Fatto sta che circolarono video e foto – come quella che illustra questo articolo – che lo ritraevano all’interno del carcere. Dove, comunicava Portoghese, era chiamato “Il Padrino” dagli altri detenuti.
In un altro post descriveva le condizioni del penitenziario panamense: “Oggi mi hanno trasferito in un carcere di massima sicurezza. Le condizioni sono disumane. Un carcere per 2 mila persone ma ce ne sono 5 mila. La maggior parte dorme in terra. Circolano anche topi giganti. Un saluto a tutti. Qui ci è rimasto solo Dio, spereusu beni “.  Successivamente fu  estradato in Italia.

Cagliari 10 11 15Blitz antidroga: fermato anche l'ex latitante Albino Portoghesenella foto:Albino Portoghese
Foto: Enrico Locci, Fotocronache

Il nome di Portoghese è legato in città soprattutto ai tifosi ultras del Cagliari ‘Furiosi’: un gruppo che oggi non esiste più, ma che nei primi anni Novanta, dopo l’approdo della squadra rossoblù in serie A, era tra i più attivi della tifoseria locale. Le cronache sportive ricordano che, in occasione della partita in trasferta del Cagliari contro il Caserta, Portoghese aveva lanciato alcune bottiglie contro i supporter avversari rischiando per questo lo scontro fuori dallo stadio. I cagliaritani furono scortati all’uscita dalla Polizia. Ancora oggi Portoghese su Facebook parla di quei giorni come capo ultras: “Dopo 10 anni che ufficialmente il gruppo ‘Furiosi’ non esiste più , andare allo stadio e sentire gli sconvolts, cantare ‘i FURIOSI non ci sono più’, mi mette tristezza, una curva che poteva dopo anni di inutili e stupidi rancori mettere la parola fine, invece divide la gente della propria città, anziché combattere per lo stesso nemico che sono le istituzioni”.

Una passione, quella per il Cagliari Calcio, che si alterna con l’odio verso “gli sbirri”, la “stampa isolana”, gli immigrati come dimostrano molti post che inneggiano alla violenza e al “ku kus klan”.

Non manca, infine, anche una riflessione personale sulla droga e la legalizzazione: “Sapete perché in Italia non la legalizzano?….semplice. ..buona parte dei reati sono legati ai traffici (o presunti ) di sostanze stupefacenti. …pensare che fine farebbe tutti questi avocati con il tanti portaborse al seguito, ma anche moltissimi magistrati ?….a cercare un altro lavoro in tempo di crisi (in sardo si potrebbe dire a circai cocciula )….quindi non viene legalizzata perché dietro c’è tanta ipocrisia e speculazione , e non per un senso civico o di salute pubblica”.

 

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