Parlano gli ex ostaggi: “Sapere dei colleghi uccisi è stato atroce”

Da ieri sono a casa Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, i due colleghi di Fausto Piano e Salvatore Failla rapiti insieme a loro da bande di criminali in Libia otto mesi fa. Un rientro amaro, rattristato dalla notizia, appresa solo ieri, dei due colleghi uccisi.

“E’ stata una brutta esperienza, sono felicissimo di essere tornato a casa. Sapete bene che due colleghi non ce l’hanno fatta e questo è stato atroce per noi, perché l’abbiamo scoperto soltanto stamattina. Vi prego di rispettare la mia privacy”. Lo ha detto tra le lacrime Filippo Calcagno, arrivato a casa, a Piazza Armerina, nell’Ennese.

“Il vostro affetto mi ricambia di sette mesi e mezzo di sofferenze. Non auguro a nessun essere umano di passare le vessazioni, le ritorsioni, le umiliazioni e le frustrazioni che abbiamo dovuto passare io e i miei colleghi in questi mesi di prigionia, per mezzo non di un gruppo armato ma di criminali”. Lo ha detto Gino Pollicardo sotto casa a Monterosso, in Liguria.
“Non posso non stringermi nel ricordo dei miei colleghi con i quali ho condiviso pianti, sofferenze speranze e che purtroppo non hanno avuto la stessa fortuna”.
“In questo momento sono particolarmente vicino al dolore delle famiglie di Salvatore Failla e Fausto Piano – ha aggiunto Gino Pollicardo – e nello stesso tempo sono contento per i famigliari di Filippo Calcagno che si è salvato insieme a me tentando l’ultimo disperato atto di salvarci. Abbiamo cercato una via di fuga”.
L’aereo che li ha riportati a casa, dopo che ieri per ore è andata avanti una trattativa serrata con Sabrata, è atterrato a Ciampino alle 17. Ai piedi della scaletta, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. I due tecnici sono stanchi; non più stravolti come nelle prime immagini dopo la liberazione in Libia: si sono rasati, cambiati, addosso hanno un giubbotto blu. Ma l’esperienza che hanno vissuto è stampata sulle loro facce. A pochi metri dall’aereo, mogli e figli li attendono e appena li vedono, si precipitano.
Qualche ora dopo, poco prima di mezzogiorno, l’abbraccio con i familiari lascia il posto alla deposizione di fronte al magistrato nella caserma del Ros: sei ore di colloquio e domande, che permettono di dare contorni più certi alla vicenda.
I punti fermi sono che i 4 ostaggi sono stati tenuti prigionieri da un gruppo islamista non direttamente riconducibile all’Isis, quasi certamente una banda di criminali comuni. Due le prigioni in cui sono stati sequestrati, sempre nella zona di Sabrata e sempre dalle stesse persone. I carcerieri erano due, si davano il cambio: tra loro, una donna. Calcagno e Pollicardo, i sopravvissuti, sono riusciti a liberarsi da soli venerdì scorso: mercoledì, i carcerieri avevano prelevato Failla e Piano forse per effettuare un trasferimento in una nuova prigione. Da allora
gli altri due non hanno più incontrato i loro carcerieri e a un certo punto hanno sfondato la porta e sono riusciti a fuggire. Fino ad allora i quattro erano sempre stati assieme. Da quel momento le loro storie si sono divise. Per questo Calcagno e Pollicardo non hanno saputo nulla della sorte tragica dei compagni fino all’arrivo a Roma.

Una circostanza emersa anche dalle parole del premier Renzi: “Da parte nostra – ha detto – ci sarà tutto il sostegno necessario alle famiglie delle vittime e ai due” italiani rapiti in Libia “che sono rientrati e hanno
saputo solo stamattina della sorte dei due colleghi”.

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