Fattore K, studenti a lezione di medicina narrativa: il messaggio è passato

La diagnosi di un cancro e la giusta comunicazione: l’università di Cagliari ha fatto suo il progetto di Sardegna Medicina e Abbracciamo un sogno.

In principio era Fattore K, passa il messaggio. Ovvero, arrivare al giusto mix di empatia, comprensione e fiducia per comunicare la diagnosi di un cancro. A quattordici mesi da quel messaggio lanciato per la prima volta il 3 dicembre 2014, l’obiettivo è stato raggiunto: Fattore K è diventato un modulo fisso nel corso di Scienze infermieristiche all’università di Cagliari. E presto verrà attivato anche per gli studenti di Medicina.

K sta per cancro (come si legge nelle cartelle cliniche), ma anche per comunicazione. “Le due facce di una stessa medaglia, l’elemento positivo e quello negativo”, spiega Francesca Cardia, direttrice di Sardegna Medicina, il giornale online che ha ideato il progetto insieme a Maria Dolores Palmas, infermiera nel reparto di oncologia medica all’ospedale Businco di Cagliari.

Il modulo universitario è una vera e propria simulazione: perché quando si dà la notizia di un tumore, non tutte le parole possono essere usate. E anche sul tono bisogna lavorare. “Senza la giusta comunicazione – continua la direttrice – non si può costruire l’alleanza terapeutica tra medici, pazienti e operatori sanitari. Un’alleanza che è condizione indispensabile per affrontare al meglio una diagnosi spiazzante come quella di cancro e le successive cure”.

Le lezioni di Fattore K sono partite a gennaio. In cattedra, Mario Scartozzi, direttore di oncologia all’Azienda mista (foto di Valentina Cardia). Ma era settembre 2015 quando il progetto ha ottenuto il primo ok dal rettore Maria Del Zompo e dal commissario dell’Aou, Giorgio Sorrentino. Da Cagliari, quindi, l’approdo all’ospedale San Martino di Oristano, “dove ci siamo concentrati sulla fase due del percorso terapeutico, cioè il ritorno a casa del paziente che viene affidato al medico di base”. La terza tappa sarà il San Francesco di Nuoro, con una giornata dedicata all’alimentazione da scegliere durante la malattia. Poi Sassari e Olbia. “Stiamo anche lavorando – sottolinea la Cardia – a una piattaforma nazionale per promuove il Fattore K nel resto della Penisola”.

La giusta comunicazione di una diagnosi rientra nel più ampio contenitore della medicina narrativa. “Studi scientifici – chiarisce la direttrice – dimostrano che parlare della malattia ha una funzione terapeutica. È come se il cancro venisse esorcizzato”. Quasi ridotto a normalità di un nuovo vissuto quotidiano.

Proprio coi racconti delle pazienti, il 17 dicembre di due anni fa, Sardegna Medicina ha esordito nella Rete, diventando nell’Isola la prima testata online di settore. E insieme la finestra di Abbracciamo un sogno, gruppo di ascolto fondato dalla Palmas e che raccoglie le esperienze delle donne malate di cancro.

Ma Fattore K non è solo un messaggio a misura di ospedali. “A breve – conclude la Cardia – partirà una nuova campagna di promozione perché le barriere da rimuovere non riguardano unicamente famiglie, medici e operatori sanitari. Quando si punta sulla giusta comunicazione, bisogna anche fare in modo che la malattia non sia un freno alla socialità”. (al. car.)

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