Il pick-up parcheggiato in riva al mare, sulla spiaggia di San Giovanni a a Santa Maria Navarrese, in Ogliastra. È successo ieri, e l’episodio, sanzionato con 200 euro di multa, è solo l’ultimo di tante storie cafone che hanno come simbolo la tartaruga-roccia di Cala Girgolu, a San Teodoro: fu decapitata nel ’94 da un turista che voleva portarsela a casa. Tre estati dopo, nel ’97, l’atto vandalico che ha distrutto per sempre quella bellezza naturale simbolo della Sardegna: qualcuno la imbrattò di vernice e poi la frantumò, rendendo impossibile ogni operazione di incollaggio, a differenza di quanto era successo la prima volta.
Nel capitolo delle macchine parcheggiate in spiaggia, l’anno scorso raccolse il plauso della Rete, con centinaia di condivisioni su Facebook, la storia di quel turista bolognese che a Pittulongu, la spiaggia di Olbia, l’equivalente del Poetto cagliaritano, parcheggiò il Suv sulla sabbia. La reazione della Polizia municipale non si fece attendere: gli agenti punirono quel gesto con una sanzione di 2mila euro, anche perché l’uomo insisteva sul fatto che fosse un suo diritto lasciare la macchina nell’arenile.
Nella lunga lista dei comportamenti cafoni ci sono anche i saccheggi di sabbia, specie dove le spiagge hanno particolari caratteristiche che le rendono uniche: si pensi per esempio ai granelli di Is Arutas, nell’Oristanese. Il furto più consistente è nel 2011, quando un 64enne originario di Villaurbana, un paesino della Provincia, venne sorpreso dai rangers della Forestale con 35 chili di chicchi di quarzo bianchissimo e venne pesantemente sanzionato anche lui. Ma analoghi episodi si sono registrati negli anni nella spiaggia Rosa di Budelli, una delle isole dell’arcipelago di La Maddalena. Lì ci sono pezzi di corallo, tanto che l’accesso è stato vietato dall’Ente parco. A Budelli non si può più approdare. Nemmeno a piedi.
Fece scalpore anche il gesto ‘artistico’ di Eleonora Brigliadori, l’attrice che nel 2007 dipinse di blu una roccia di granito nella spiaggia dell’Agnata, in Gallura, ad Aglientu. E poi fece lo stesso nell’arenile di Portobello, sempre nello stesso Comune. La Brigliadori disse alla Polizia municipale che voleva “lasciare un ricordo“. Insomma, piccoli e grandi atti vandalici che hanno un comune denominatore: la maleducazione e l’inesistente rispetto verso il patrimonio naturalistico collettivo.