Dina, Marta, Xia e le altre. È la giornata contro la violenza sulle donne

Dina, 38 anni, è morta soffocata nella sua casa di Gavoi, accanto a lei che agonizzava c’era la figlioletta di pochi mesi. Marta, 27 anni, è stata strangolata nella sua auto a Villacidro. Xia, cinese di 32 anni, ammazzata a colpi di ascia nella sua casa di Orosei. Orsola, 50 anni, strozzata con un cordino nella sua casa algherese. Elisabetta, appena 22 anni, uccisa a coltellate a Tempio mentre tornava a casa da scuola. Sono alcuni dei femminicidi più efferati che le cronache isolane hanno registrato negli ultimi anni: donne uccise dai loro stessi compagni, mariti, amici, accecati dall’odio, dalla gelosia, dalla mania di possesso.

A Dina, Marta e alle altre vittime della ferocia maschile va oggi il pensiero di tutta l’Isola nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne: la celebrazione, voluta con una risoluzione delle Nazioni Unite nel 1999, è stata istituita per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei delitti di genere e porterà anche in Sardegna incontri, dibattiti, tavole rotonde, progetti, installazioni artistiche e azioni simboliche per sollevare l’attenzione su un argomento delicatissimo e mai tanto attuale.

Secondo l‘Osservatorio Sociale sulla Criminalità in Sardegna, che ha esaminato 215 omicidi e 421 tentati omicidi nell’arco di dieci anni, tra il 2005 e il 2015, il numero più alto di femminicidi nell’Isola è relativo a donne tra i 30 e 40 anni. Quasi la metà sono stati compiuti da partner ed ex partner: relazioni d’amore chiuse con il sangue, azioni ancora più terribili se si pensa che nella gran parte dei casi sono state impiegate armi da taglio o armi improprie che suggeriscono un accanimento feroce verso la vittima.

Un tema, quello della violenza di genere, su cui si concentra quotidianamente l’attività di una rete regionale a cui lavorano centri specializzati, Asl, forze dell’ordine, assistenti sociali e amministratori che registrano ogni anno centinaia di interventi: non solo aggressioni fisiche ma soprusi psicologici e morali che colpiscono donne di tutte le età e status, istruite e non, nell’ambiente di lavoro come in quello domestico.

Un grande allarme arriva dal centro cagliaritano Donna Ceteris, che risponde ogni giorno a decine di richieste di aiuto: molte non hanno neanche la consapevolezza di essere vittime, in troppe tornano spesso nella casa da cui hanno cercato di fuggire per la paura del cambiamento. Siamo ben lontani dal luogo comune della casalinga vittima di soprusi in famiglia, oggi a essere colpite da azioni violente sono le giovanissime come le anziane, e non necessariamente in situazioni disagiate e ambienti degradati. Nessuna è al sicuro dunque: l’orco non ha sempre fattezze mostruose e spesso si presenta mascherato da amore.

Francesca Mulas

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