Comincia domani davanti alla Corte di assise di appello di Bologna il processo di secondo grado per Giulio Caria, muratore sardo di 37 anni condannato a 30 anni in rito abbreviato per l’omicidio della compagna Silvia Caramazza. Il corpo della commercialista, uccisa tra l’8 e il 9 giugno 2013 con sette colpi sferrati con un oggetto contundente mai trovato, fu scoperto in un congelatore a pozzetto dell’appartamento in cui viveva a Bologna il 25 giugno. Caria fu fermato in Sardegna due giorni dopo. E’ stato condannato il 20 settembre 2014 per omicidio aggravato da stalking e dall’aver agito con crudeltà, dall’occultamento di cadavere, e per aver rubato bancomat e carta di credito alla donna, oltre che minacciato testimoni. Caria, che si è sempre detto innocente, è detenuto a Pesaro ed è difeso dal penalista Savino Lupo, rimasto unico difensore. L’avvocato ha presentato un corposo atto di appello che punta in particolare a contestare quanto affermato dal Gup in merito alle aggravanti.
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