Cellula sarda recuperava denaro per finanziare azioni terroristiche in Siria

“Chi si presta a fare il kamikaze deve amare la religione e non deve aver paura della morte. È persona diversa dalle altre, andrà a morire e andrà in paradiso sulla strada giusta”. Così Chaddad Ayoub, uno degli arrestati nell’operazione condotta dalla Polizia e dalla Guardia di Finanza che ha portato all’emissione di 14 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti soggetti accusati, a vario titolo, di far parte di una rete di supporto alle formazioni combattenti di matrice integralista islamica operanti in Siria. Smantellate due cellule legate all’organizzazione qaedista siriana Jahbat Al Nusra. Secondo quanto accertato dagli investigatori, le due cellule, che operavano in Sardegna e Lombardia, erano autonome ma avevano un punto di contatto: un soggetto che aveva rapporti con entrambi i gruppi: Anwar Daadoue, alias ‘Abou Murad’, 46 anni, fino a poco tempo fa residente a Olbia, e fermato in Danimarca. L’operazione è scattata al termine di due distinte indagini, coordinate dalla Procura nazionale: una condotta dagli uomini dello Scico e della Guardia di Finanza di Brescia, l’altra dal Servizio contrasto al terrorismo esterno dell’Antiterrorismo della Polizia.

Il lavoro degli uomini delle Fiamme Gialle ha consentito di scoprire un’associazione a delinquere composta da 10 siriani e finalizzata al riciclaggio e all’abusiva attività di erogazione dei servizi di pagamento in diversi paesi, europei e non: oltre all’Italia, la Svezia, l’Ungheria e la Turchia. Per due di loro, inoltre, è scattata la contestazione di finanziamento al terrorismo: avrebbero raccolto fondi all’interno delle comunità islamiche per poi inviarli in Siria per il sostentamento dei gruppi terroristici. L’indagine della Polizia ha invece portato la Digos di Sassari all’individuazione di 4 militanti siriani e marocchini che facevano parte dell’altra cellula di supporto a Jabhat al Nusra. In manette sono finiti il marocchino Lahoucine Ait Wahmane, 53 anni, e i siriani Anwar Daadoue, di 46, e Mustafa Chadad, di 45. I tre sono stati arrestati in un appartamento di via Campidano, a Olbia.

Con loro, è accusato di far parte della cellula gallurese anche Anwar Daadoue, alias ‘Abou Murad’, 46 anni che risiedeva a Olbia fino a poco tempo fa, per poi trasferirsi in Svezia ed essere fermato in Danimarca dove si trova detenuto su mandato d’arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria di Tempio Pausania per un altro procedimento a suo carico. Ricercata una quarta persona. Il compito della cellula sarda, secondo quanto accertato dagli investigatori, era quello di raccogliere fondi in Italia e in Europa per finanziare le attività militari dell’organizzazione terroristica Jabhat al Nusra in Siria. Compito che i quattro uomini identificati dalla Digos di Sassari svolgevano – secondo l’accusa – molto bene, convogliando nei territori di guerra somme di denaro con il meccanismo dell’hawala, fuori cioè dai canali finanziari legali. Dalla Gallura avevano organizzato una vera e propria rete divenuta un punto di riferimento per i siriani, in particolare per quelli residenti in Sardegna, che volessero trasferire denaro da e per il paese d’origine, impiantando uffici in tutta Europa, oltre che in Siria e in Turchia.

Fulcro e cervello della costola sarda era proprio  Anwar Daadoue. In Sardegna agiva come imprenditore edile: per effettuare i trasferimenti di denaro richiesti l’uomo non utilizzava il normale circuito bancario, né circuiti di money transfer (non esistenti nelle zone di guerra) bensì i propri capitali, disseminati in vari Paesi. Una volta ricevuta la conferma del pagamento della somma di denaro da parte della persona interessata al trasferimento, faceva poi ottenere il controvalore direttamente ai destinatari in Siria attraverso dei fiduciari, trattenendo una percentuale per ogni operazione. Nel maggio scorso il fratello dell’uomo è stato fermato in Svezia in possesso di 675.000 corone in contanti, pari a circa 70 mila euro, mentre a giugno un altro fiduciario è stato sorpreso con una importante somma di denaro in contanti mentre era in procinto di partire per Budapest. Lo stesso siriano, secondo quanto accertato dagli investigatori, si era anche aggiudicato degli appalti nei cantieri allestiti per il summit del G8 a La Maddalena. Ma non solo. Avrebbe tenuto i contatati con uno dei fiancheggiatori di Al Qaeda arrestati sempre dalla polizia a Olbia nel 2015.

I flussi monetari e il ruolo di Anwar Daadoue

La Guardia di finanza si è occupata di ricostruire tutti i trasferimenti di soldi: un “vorticoso flusso di denaro riconducibile alle movimentazioni Hawala”, è stato registrato nel corso delle indagini, con un importo accertato “superiore ai 2.000.000 di euro”, che “veniva utilizzato anche per l’effettuazione di attività di riciclaggio oltreché per il finanziamento di gruppi terroristici vicini alla organizzazione Al-Nusra. In alcune intercettazioni, sono emerse “circostanze relative alla presenza di ‘uomini’ dell’organizzazione nelle zone ‘calde’ della Siria per l’effettuazione dei richiesti trasferimenti di denaro a favore di ribelli antigovernativi contigui ad ambienti terroristici”. Era stata creata una “consolidata rete di money transfer illegali, attraverso i quali veniva garantito un canale sicuro per il riciclaggio del danaro, derivante da diverse attività illecite, in diversi Paesi dell’Ue ed extraeuropei, nonché per raccogliere fondi destinati ad alimentare organizzazioni terroristiche operanti in Medio Oriente”, spiegano dalla Gdf. Le indagini della Guardia di Finanza, avviate nel 2015, hanno preso spunto da una preliminare attività di analisi sui flussi finanziari intercorsi attraverso il circuito dei money transfer con i cosiddetti Paesi a rischio, poste in essere anche da soggetti segnalati dal Casa (il Comitato analisi strategica antiterrorismo), quali foreign fighters, stanziati nella comunità siriana stabilitasi tra le province di Como e di Lecco. Sin da subito, l’attività investigativa ha consentito di delineare, accanto all’esistenza di una struttura criminale di origine islamica stanziata in Brianza ed attiva nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in Europa, una incessante attività di raccolta e di trasferimento di denaro – anche attraverso il canale non convenzionale ‘Hawala’ (il trasferimento di disponibilità di denaro, su base fiduciaria, che avviene senza la movimentazione di capitali) – organizzata in maniera stabile attraverso numerosi contatti presenti nei Paesi interessati alle movimentazioni.

Personaggio di spicco dell’organizzazione è risultato proprio Anwar Daadoue il quale gestiva l’attività di trasferimento – al di fuori del sistema bancario – di ingenti somme di denaro contante. Lo Scico delle Fiamme Gialle ha quindi avviato un’operazione speciale sotto copertura, in collaborazione con l’Aisi, che ha permesso di avvicinare un importante membro dell’organizzazione criminale, Ayoub Chaddad, acquisendone la fiducia e consentendo di impossessarsi di importanti notizie. L’uomo aveva un passato da foreign fighter e teneva collegamenti con combattenti attualmente impegnati nel conflitto siriano tra le schiere di fazioni islamiste antigovernative. Dall’Aisi, rileva la GdF, è arrivato un “contributo determinante” per comprendere a fondo le metodologie utilizzate dagli indagati per effettuare i trasferimenti di denaro a beneficio delle fazioni terroristiche cui risultavano legati. Proprio Anwar Daadoue, secondo gli investigatori, era il punto di incontro tra le due cellule: gestiva il trasferimento di denaro operando attraverso il circuito parallelo dell’hawala. Denaro che, ha sottolineato il capo del servizio esterno dell’Antiterrorismo della Polizia Claudio Galzerano, “era convogliato nei territori siriani per l’acquisto di armi, pick up e altro materiale per le azioni terroristiche”. Una conferma che è arrivata anche dal finanziere infiltrato nell’organizzazione bresciana, che è entrato in contatto con Ayoub Chaddad, personaggio dedito alla raccolta del denaro ma soprattutto con un passato di foreign fighter e in contatto con terroristi ancora operativi in Siria.

“La solidità dell’impianto investigativo – ha aggiunto Galzerano – è confermata dai contributi arrivati dall’intelligence, da un detenuto che ha collaborato e dai risultati della collaborazione internazionale. Siamo riusciti a bloccare un canale di finanziamento, e non era una cosa scontata né banale, di un’organizzazione combattente che non ha nulla a che fare con l’Isis ma che utilizza metodi analoghi”.
Vicini agli arrestati sardi anche due imprenditori di origini siriane indagati nel veneziano, le loro abitazioni a San Donà e Musile di Piave sono state perquisite dalle Fiamme gialle. I due, secondo quanto si è appreso, sono indagati per riciclaggio e finanziamento di condotte con finalità di terrorismo. Ciascuno di essi avrebbe inviato in patria l’equivalente in lire siriane di circa 50 mila euro; il sospetto degli inquirenti è che si trattasse di risorse funzionali a sostenere attività terroristiche. Dall’inchiesta sarebbero emersi inoltre collegamenti di entrambi con una delle persone arrestate oggi in Sardegna, sempre per l’accusa di raccogliere soldi per la causa islamica.

Il video delle perquisizioni della polizia

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