Veri o falsi? I dubbi sull’autenticità dei nove bronzetti attribuiti alla civiltà nuragica e acquistati all’asta a Londra lo scorso 30 giugno sono ancora da chiarire. Neanche il Ministero dei Beni Culturali, chiamato a intervenire per fermare la vendita, è oggi in grado di sciogliere il dilemma: lo dice la risposta fornita dal MiBact pochi giorni fa all’interrogazione presentata dal deputato Mauro Pili che il 29 giugno chiedeva lumi sul tema.
Problema ancora aperto, dunque: i nove bronzetti sono realmente nuragici? E se si, da dove provengono, dato che non risultano nella banca dati dei reperti che girano nel mercato clandestino?
“La Soprintendenza archeologica competente ha potuto verificare che, dalla documentazione fotografica disponibile sul sito web della casa d’aste, non si può escludere l’autenticità e la effettiva pertinenza all’ambito culturale nuragico dei reperti indicati come pertinenti alla civiltà nuragica nelle schede illustrative dell’asta” si legge nel documento ministeriale.
Non si esclude l’autenticità ma neanche ci sono le prove per affermare che siano veri: “I reperti in ogni caso non risultano documentati in atti e provvedimenti agli atti della Soprintendenza competente relativi a ricerche, scavi, rinvenimenti occasionali e collezioni private”. Non risulta nota neanche la collezione ‘Farid Ziade, Jdeidet Ghazir, Libano’, cui i reperti apparterebbero secondo quanto ha dichiarato la casa d’asta: “Sulla base degli elementi a disposizione, dunque, non è possibile affermare con certezza che i reperti provengano da contesti archeologici della Sardegna”.
Il Ministero, una volta appresa la notizia dell’asta londinese, ha messo in moto il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, il quale ha accertato che l’asta si sarebbe svolta il 30 giugno presso la casa ‘Acr Auction’ di Londra e che tra i beni vi erano 9 statuine provenienti da una collezione privata libanese. Nessun reato accertato però: in assenza di elementi che provassero i reati di furto, ricettazione o esportazione illecita non si è potuto far nulla per bloccare l’asta che dunque si è svolta regolarmente. Ad aggiudicarsi quattro delle nove statuine sono stati la Fondazione di partecipazione NURNET-La rete e il gruppo facebook “Archeologia della Sardegna”: cinquemila euro, raccolti tramite una raccolta fondi tra privati, per portare a casa un cavallo, due stambecchi e un ariete in bronzo attribuiti al periodo compreso fra il IX e il VI sec. a.C. Un’operazione controversa, dato al momento dell’asta non esisteva la certezza che si trattasse di pezzi autentici e ancora oggi non si sa se i bronzetti siano davvero nuragici.
Francesca Mulas