Dopo le richieste di condanna e l’udienza con le arringhe degli avvocati di parte civile, è iniziata oggi nel Tribunale di Tempio Pausania la fase del processo per le vittime dell’alluvione del 18 novembre 2013 dedicata alla difesa dei quattro imputati, gli ex sindaci di Olbia Gianni Giovannelli e di Arzachena, Alberto Ragnedda, il capo della protezione civile di Olbia Giuseppe Budroni e il responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Olbia Antonello Zanda, tutti accusati di omicidio plurimo colposo per non aver dato l’allarme.
La prima arringa è stata è quella dell’avvocato Salvatore Porcu che difende il Comune di Olbia, seguita dall’intervento dell’avvocato Jacopo Merlini che sostiene le ragioni di Budroni e di Zanda. Entrambi, secondo il procuratore Domenico Fiordalisi che ha chiesto la condanna rispettivamente a 3 anni e a 3 anni e 10 mesi, sono responsabili di gravissime negligenze durante le fasi preliminari all’arrivo del ciclone Cleopatra annunciato da un fax di allerta elevato della protezione civile regionale il pomeriggio del 17 novembre. Secondo l’accusa, Budroni non ha dato esecuzione ai provvedimenti previsti dalla Protezione civile, non ha avvisato la popolazione dell’arrivo del ciclone e non ha attivato il Coc, il Centro operativo comunale.
Zanda, invece, è responsabile del mancato avvio dei lavori per la pulizia dei canali. Lavori sollecitati due mesi prima anche dall’allora comandante della polizia locale Gianni Serra. Ed è proprio sulla posizione di quest’ultimo che invece si regge la linea della difesa dell’avvocato Merlini, secondo il quale Serra, al quale la Procura di Tempio ha affidato le indagini, aveva invece responsabilità nella gestione dell’emergenza. Le accuse scaturite da queste indagini non sarebbero dunque valide perché compiute da un soggetto che avrebbe dovuto avere un ruolo di primo piano nella gestione dell’emergenza e nel dare l’allerta alla popolazione.
Le arringhe della difesa proseguiranno venerdì 15 settembre.