«Sì, siamo stati noi a gestire l’evacuazione». Alle 13,30, passate tre ore e mezzo dal crollo del soffitto nella 1° C, al piano terra del Dettori, i rappresentanti di istituto Alessandro Marongiu e Cosima Muntoni sono ancora nel cortile del liceo: i vigili del fuoco continuano a entrare entrare e uscire dalla scuola. La preside, Valentina Savona, spiega tutto: dai dettagli «sui due metri quadrati di interpiano venuto giù» all’incertezza sulle lezioni di domani («Ma ho già pubblicato un comunicato sul sito)». Muti, invece, gli insegnanti.
Alessandro e Cosima hanno coordinato l’evacuazione dai primi minuti. Perché loro sono maturandi della 5^C (da quest’anno nei classici non esiste più il ginnasio), quindi fanno lezione nello stesso piano dell’aula dove sono piovuti i calcinacci.
«Erano quasi le 10 – raccontano – in classe abbiamo sentito un boato. Sembrava un petardo. Poi le urla». Pochi attimi, le porte delle aule al piano terra si spalancano una dopo l’altra. I primi a scappare sono appunto gli studenti della 1°. «Li abbiamo fatti uscire dall’ingresso laterale che si affaccia in via Palomba, erano una ventina». Intanto la dirigente scolastica chiama i vigili del fuoco che, una volta arrivati, ordinano lo sgombero dell’intero piano terra e dell’aula che sta sopra quella dove è crollato un pezzo di soffitto.
Ci pensa Cosima a invitare alunni e docenti a uscire dalla scuola. «Sono salita al primo piano nella stanza del vicepreside, dove c’è l’interfono e da lì ho dato l’annuncio». Ormai sono le 11,15, è l’0ra della ricreazione. Seicento e più studenti si riversano all’ingresso. «Insieme alle altre due rappresentanti, Anna Caocci e Cristina Demuro – spiegano ancora Alessandro e Cosima – abbiamo invitato tutti a spostarsi nel cortile interno davanti alla palestra, costeggiando la recinzione sul lato di via Amat. Una volta che i ragazzi erano lì, noi quattro siamo saliti sulle scale antincendio e abbiamo detto loro di raggrupparsi per sezione».
A mezzogiorno, i primi genitori arrivano a recuperare i figli minorenni; alle 13 nel cortile della scuola non c’è quasi più nessuno. Tranne loro, Alessandro e Cosima, i due maturandi che s’indignano e finalmente scaricano un po’ di tensione. «Noi crediamo – osservano – che il crollo di un soffitto sarebbe stato prevedibile, se solo si fossero fatti i controlli».
Fuori dal Dettori, i ragazzi rimasti a chiacchierare ripetono, con gli occhi fissi sulla scuola, che «per fortuna c’erano i rappresentanti di istituto, sono stati davvero bravi, fino a oggi nessuno ci ha mai spiegato come si dovesse abbandonare una scuola dopo un’emergenza», dicono Martina Scaramuccia, Claudia Caria, Anna Maria Rossi e Camilla Manca. «Noi – aggiungono – non abbiamo mai fatto una simulazione di evacuazione».
Ma la preside non ci sta a pagare per tutti. «Io – chiarisce – ho preso servizio il 1° settembre, le lezioni sono cominciate il 16. Le esercitazioni sull’evacuazione vanno programmate in due diversi momenti dell’anno, finora non c’è stato il tempo».
Alessandra Carta