Da quest’altra parte del mare/4. Peter Marcias

Da grande avrei voluto fare il macellaio!
Da Generazioni era così, i bisnonni, nonni e gli zii.
I miei genitori Carlo e Mariella infatti mi orientarono sul lavoro sicuro, la certezza di un mestiere, un locale, i clienti affezionati e la famiglia. Che cosa chiedere di più?

Mi aspettavano anni dietro il bancone del negozio, tra le carni fresche, salumi, vini più pregiati e formaggi di ogni parte della Sardegna. Quattro chiacchiere dal giornalaio alle sei del mattino, cornetto e cappuccino caldo al bar di Mariuccia in piazza Italia e di filata fino alle quattordici pomeridiane discutendo e proponendo il pranzo e la cena ai clienti, sulla vasta scelta di bovino, suino ed equino. D’obbligo un panino caldo con due fette di mortadella e litigate furiose con il signor Chicco Podda sul campionato di calcio.

Prima di godersi il meritato riposo, in chiusura, ecco Signor Mario, ritardatario da sempre, che acquista pochi spiccioli di salsiccia “molto magra” perché soffre di pressione e colesterolo alto. E vabbè.

Ma per colpa degli incantevoli occhi celesti di Paul Newman e quelli di ghiaccio di Clint Eastwood sono scappato a Roma. Ebbene si! Tutta colpa del cinema e per ora UN ATTIMO SOSPESI

Peter Marcias

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Peter Marcias aveva un futuro scritto nella storia della sua famiglia. Un mestiere che lasciava pochi spazi alla fantasia e al viaggio interiore. Ai “tagli” di carne ha preferito il “Final cut” del regista, anche se è rimasto legato alla tradizione familiare interrotta. Il fotografo Marco Desogus ricorda: «Quando chiesi a Peter di poterlo ritrarre lui non ebbe esitazioni. Si — rispose — ma voglio essere fotografato nella macelleria di famiglia!». Un ritratto ambientato dove il padre è sullo sfondo e guarda in camera, mentre il figlio guarda altrove, oltre, verso quelle storie, quei “tagli” di fantasia che ha scelto di rappresentare con il suo lavoro di regista.

Enrico Pinna

 

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