Da quest’altra parte del mare/2. Paolo Fresu

Non so bene cosa volevo fare da grande ma so cosa non dovevo fare: il pastore.

Mio padre lo è stato per tutta la vita e la mia infanzia sa dei suoni della natura e dei belati degli agnelli pronti per la sgozzatura.
Nonostante i miei siano stati sempre aperti e curiosi a dispetto della umiltà della terra che hanno lavorato per tutta la vita, mio padre Lillino mi ha sempre detto: «Da grande fai quello che vuoi ma non il pastore!».

Per questo forse sono diventato musicista.

Per poter guardare la campagna di Tucconi, la terra dove sono nato, con gli occhi innocenti di chi la natura la ha vissuta attraverso i colori dell’uccamele, i profumi del cisto ed il sapore della panna del latte appena munto che mio padre mi porgeva su una foglia di asfodelo.

Paolo Fresu

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Secondo appuntamento della rubrica tratta dall’omonimo libro di Marco Alberto Desogus. Paolo Fresu ci racconta cosa lo ha spinto a diventare musicista e Marco Desogus ci racconta Paolo Fresu in un giorno qualunque. «Eravamo — ricorda Marco — nella sua casa di Tucconi e si festeggiava il compleanno del padre. Una ricorrenza familiare, senza la tromba che condiziona fatalmente i significati del ritratto. Questa era l’occasione buona per uscire dal luogo comune. E in quel momento lui è semplicemente l’amico Paolo».

Enrico Pinna

 

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