Cosa volevo fare da grande?
Quando ero piccolo forse nessuno me l’ha mai chiesto, forse non lo ricordo: lavoravo la terra e picchiavo le pietre.
La scuola non mi piaceva molto, se non per incontrare gli amici e giocare, intanto lavoravo la terra e picchiavo le pietre.
Ero innamorato della natura, dei fiori , degli animali e del cielo.
Con la pietra avevo un rapporto più diretto che con il fango.
Le scolpivo come se cercassi qualcosa dentro, o volessi liberarmi da quella crosta durissima.
A diciotto anni alla visita militare, oltre tutte le visite, dovevamo scrivere una frase che delineasse la nostra personalità e allora avevo scritto “ per l’arte la vita” non avevo mai capito il perché di quella frase, ancora oggi me lo chiedo.
Chissà cosa farò quando sarò più grande.
Pinuccio Sciola agosto 2009
Queste righe, scritte da Pinuccio Sciola fanno parte del libro, ormai introvabile, dal titolo “Da quest’altra parte del mare” del fotografo Marco Alberto Desogus. Marco racconta la sua Sardegna attraverso i ritratti delle persone. «In questo libro — scrive — ho ritratto Sardi già famosi o che, sono sicuro, lo diventeranno. Li ho ritratti al momento di un ritorno in Sardegna e di un ritorno indietro negli anni, quando pensavano a cosa avrebbero voluto fare da grandi». Questo ritratto (il primo di una serie che verrà proposta con cadenza settimanale) ci rende un Pinuccio Sciola intenso ed originale. L’artista non è abbarbicato alle sue sculture, alle sue pietre che suonano che lo hanno reso famoso. La pietra, grezza, è sfocata, compone lo sfondo, quasi si immagina. È come l’anima: invisibile ma riconoscibile. «Ho voluto — dice Marco — ritrarre solo Pinuccio, non Pinuccio Sciola!».
Enrico Pinna