Legambiente, il Piano per la Sardegna: “Servono bonifiche e rete ferroviaria”

Energia, bonifiche, infrastrutture, messa in sicurezza del territorio. Legambiente lancia anche in Sardegna il ‘Green new deal (il Nuovo piano verde)’: un appello a Governo e Regione per intervenire sui settori chiave in modo da garantire all’Isola uno sviluppo sostenibile in linea con la tutela dell’ambiente. L’associazione mette nero su bianco la sua agenda di interventi individuando una serie di opere bloccate o che procedono a rilento e “raccontano inadempienze, rimpalli e contenziosi, cattiva progettazione, piani finanziari incerti, progetti troppo ambiziosi, lievitazioni dei costi, perdita di contributi pubblici da parte dei Comuni, commissari straordinari nominati e revocati”.

Sono undici, in particolare, i punti nevralgici su cui l’associazione ambientalista si focalizza. “Vista la crisi climatica e i limiti di bilancio – esordisce la presidente regionale Annalisa Colombu -, è necessario scegliere la priorità e cambiare metodo perché finora si è agito sugli effetti senza prendere di petto le cause. Gli interventi che mettiamo in evidenza sono coerenti con la lotta ai cambiamenti climatici e una tutta una serie di altri vantaggi: farebbero aumentare la qualità della vita, recuperare ritardi nelle infrastrutture e produrre un salto di qualità nella modernità. Alla luce del piano presentato dalla Commissione europea con lo stanziamento di mille miliardi di euro per le politiche ambientali e climatiche, una parte importante di queste risorse deve finanziare il Green new deal italiano, dando priorità anche alle emergenze della nostra Isola”.

Tra le questioni aperte c’è anzitutto il problema energetico. I piani del Governo prevedono che entro il 2025 vengano spente le centrali a carbonela Sardegna dovrà chiudere la ‘Grazia Deledda’ nel Comune di Portoscuso e la centrale di Fiume Santo a Porto Torres. “Per mettere in sicurezza il sistema energetico ed economico dell’Isola, è necessario accelerare il progetto, già inserito nel piano di sviluppo 2018 di Terna, di una nuova interconnessione elettrica Sardegna-Sicilia-Continente. L’intervento interessa un elettrodotto di oltre 800 chilometri che richiederà un investimento di 1-2 miliardi di euro. È indubbio che la realizzazione dell’impianto favorirà l’aumento della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili”. Niente metano dunque nei piani di Legambiente che già in passato si era espressa per il no alla dorsale che sta portando avanti la Giunta Solinas.

Sono tre invece gli interventi necessari per quanto riguarda il risanamento dei siti inquinati. “Il Piano regionale delle bonifiche, approvato a febbraio 2019, individua 27mila ettari di superficie regionale inquinata da qualche decennio”. Sono siti interessati da attività industriali, minerarie e militari”. Legambiente cita alcuni casi definiti “emblematici” dalla stessa associazione: l’ex petrolchimico di Porto Torres (1.874 ettari inquinati), l’area industriale di Porto Scuso dove hanno operato Eurallumina e Portovesme srl e i fondali inquinati mai bonificati a La Maddalena. “Il Piano di bonifica per essere attuato attende il finanziamento da parte del ministero dell’Ambiente, stimato in circa 95 milioni di euro. Le opere di decontaminazione eliminerebbero da questi territori molti fattori di rischio per la salute umana, oltre che rendere disponibili i suoli per altre attività. Non è solo la mancanza di risorse economiche la causa. Il ritardo nell’erogazione dei fondi è legata al fatto che gli uffici del ministero sono sotto organico e ciò provoca una dilatazione biblica dei tempi nelle procedure. Ma, soprattutto, continua a mancare una strategia politica e industriale che individui le prorità”.

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Gli ambientalisti aprono poi il capitolo dei trasporti dove il nodo principale da sciogliere è quello ferroviarioLa rete della Sardegna si estende per circa 1.035 chilometri di lunghezza, in parte a scartamento ordinario e in parte a scartamento ridotto. “Non è elettrificata e il sistema di trazione è diesel. Lo schema della rete, risalente alla fine del 1800, è elementare e soffre di carenze strutturali e di servizio. Le principali criticità sono dovute alla tortuosità della linea, con tempi di percorrenza elevati che penalizzano la scelta del treno come mezzo di trasporto. Il binario unico pone problemi di sicurezza oltre che ulteriori disservizi. Anche i pochi treni nuovi vanno alla velocità di quelli vecchi. Per attuare il programma complessivo di ammodernamento (già previsto dal 2006) – si legge nel dossier – va accelerato tutto l’iter delle progettazioni esecutive. Si tratta di un bacino d’utenza di circa 900.000 persone, tra abitanti e turisti”. Occorre poi riqualificare la rete ferroviaria a scartamento ridotto dell’Arst, Trenino verde compreso: “È un’infrastruttura strategica per assicurare continuità territoriale tra le zone interne e le grandi aree urbane costiere e deve diventare occasione di sviluppo”. 

Sul fronte della mobilità urbana, per Legambiente una delle priorità riguarda il completamento della linea della metropolitana leggera tra Cagliari e l’hinterland. Una rete che nei piani dovrebbe collegare il capoluogo con Monserrato, Quartu, Quartucciu, Settimo, Selargius, Sestu, Elmas: “Considerati i ritardi di attuazione dell’intero progetto pensato 15 anni fa, a questo punto è d’obbligo tenere conto dello sviluppo tecnologico di tutto il sistema del trasporto pubblico. Il successo evidente del filobus a trazione elettrica, chiamato Zeus e capace di una autonomia di 12 chilometri completamente a batteria, quindi senza fili e ad altissima flessibilità e silenziosità, impone un ripensamento delle tratte con l’armamento dei binari in ambito urbano. Il progetto dovrebbe avviarsi a fine 2021, ma al momento mancano i nuovi finanziamenti”. Secondo Legambiente occorre inoltre non vanificare il buon esempio della tranvia di Sassari: “Si tratta di una linea, a binario unico, che nel tratto urbano collega la stazione ferroviaria con il centro cittadino effettuando un servizio tranviario, mentre per il tragitto extraurbano i convogli si innestano sulla ferrovia per Sorso fino al capolinea di Santa Maria di Pisa. I tempi di frequenza raggiungono nelle ore di punta i 15 minuti su un percorso di 4,5 chilometri e sette fermate, con una media di oltre 3.000 passeggeri al giorno”.

Sono due anche le grandi opere pubbliche pubbliche da sbloccare. “Da decenni è stata programmata e progettata la sopraelevazione della diga Maccheronis per l’ampliamento del lago sul Rio Posada, un’infrastruttura che garantirebbe così un più puntuale approvvigionamento idrico dell’area della Baronia, in provincia di Nuoro”. In questo caso un contenzioso con la ditta che avrebbe dovuto realizzare le opere, aggiudicate nel 2008, e l’alluvione del 2013 hanno rallentato i tempi. Problemi in comune con la diga Cumbidanovu nel Comune di Orgosolo: “Il 28 gennaio 2019 gli enti competenti avrebbe dovuto trovare l’accordo per superare lo stallo e completare la diga. Invece la stessa appaltatrice ha comunicato di non avere più i requisiti aggiuntivi che la legge richiede per gli appalti superiori ai 20 milioni di euro. Il Consorzio di bonifica ha quindi comunicato di aver attivato la procedura di risoluzione contrattuale e si è impegnato a aggiornare in tempi brevi il progetto, per poi procedere al riappalto delle opere una nuova impresa. Passeranno altri anni”, è l’amara constatazione di Legambiente.

Andrea Deidda

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