L’erosione della spiaggia ‘La Pelosa’ di Stintino, un lembo di sabbia bianchissima a Nord della Sardegna, in particolare la sua estensione e la sua forma variano in base all’innalzamento del livello del mare, alla prateria sottomarina di Posidonia, ma anche al regime dei venti. Lo rivela un modello innovativo per studiare gli stretti e l’erosione delle coste sviluppato un team di ricercatori Cnr, Enea e Università di Cagliari e di Sassari e aiuta a comprendere la circolazione marina, in particolare del Mediterraneo, e a individuare le cause dell’erosione costiera e l’evoluzione delle spiagge.
Lo rende noto il periodico online Eneainform@ spiegando che “è stato indagato lo Stretto degli Asinelli, che separa il mare della Sardegna dal golfo dell’Asinara, il cui fondale è caratterizzato da una complessa e intrecciata distribuzione di rocce, sabbia, prateria di Posidonia oceanica e mutevoli sistemi di dune sottomarine”. Il regime dei venti “può generare la perdita di sabbia dalla spiaggia quando i granelli vengono trasportati a ovest, verso un canalone che li fa depositare alla profondità di 15-30 metri da dove non riescono più a risalire”. Il modello messo a punto, spiega l’Enea, combina analisi del vento e del moto ondoso, indagini subacquee, sensoristica, interpretazioni di foto aeree, ma anche scansioni del fondale con prospezioni geofisiche e implementazione di modelli numerici ad alta risoluzione. La notizia di questo nuovo modello, pubblicata su un numero del Geological society publications, è stata diffusa in vista della Giornata europea del mare che si celebra ogni anno il 20 maggio per sensibilizzare i cittadini sul ruolo fondamentale degli oceani e dei mari nell’ecosistema globale.