Il mare sardo pieno di rifiuti. Raccolte due tonnellate, gran parte non riciclabili

Dopo un anno e mezzo di ricerche, prelievi e analisi, il mare ha restituito due tonnellate di rifiuti adagiati sul fondale di due aree marine protette della Sardegna. Il lavoro è stato svolto dai ricercatori dell’Ispra con il progetto MoRiNet (Monitoraggio, censimento, raccolta e avvio al riciclo delle reti fantasma).

Al setaccio le acque in due zone pilota delle coste sarde: l”area marina protetta del Parco dell’Asinara, e l’area marina protetta di Capo Carbonara, la prima a Nord e la seconda a Sud dell’Isola. I risultati, presentati oggi a Porto Torres, sono inquietanti. Il mare ha restituito di tutto: reti a strascico, attrezzi da pesca persi o abbandonati, lenze, tramagli, nasse, lattine, bottiglie in vetro e plastica, pneumatici. Una distesa di rifiuti che era sparsa sui fondali, da anni.

In una prima fase le due aree marine sono state caratterizzate in termini di biodiversità, individuati i rifiuti e valutato il loro impatto sull’ambiente. Sono stati eseguiti anche campionamenti delle microplastiche e il prelievo di biopsie sui cetacei. Nella seconda fase del progetto, con la collaborazione del nucleo Carabinieri subacquei e dei pescatori, sono stati raccolti i rifiuti, complessivamente 2 tonnellate. Nella terza fase era previsto l’avvio dei rifiuti al riciclo, ma per gran parte di ciò che è stato recuperato era impossibile un riutilizzo proprio perché compressa dal tempo e colonizzati da diversi organismi. L’unica strada è stata quindi quella dello smaltimento.

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